Intempestivi

Emozioni, non petizioni

Il Municipio, assieme alla chiesa, è il luogo d'incontro fra ciò che sta in alto e ciò che sta in basso. È l'istituzione, il luogo fisico in cui si recano i comuni mortali per chiedere il permesso e per implorare il perdono. Per chiedere, insomma, con una marca da bollo o col segno della croce. Qui parla la voce del padrone, di terra o di cielo. E parla tutti i giorni, al dettaglio. Non è la sede centrale, lontana e quasi irraggiungibile, in grado di intimidire con la sua fastosa grandezza. No, è la sede periferica. Piccola, a misura d'uomo. Ovunque ci si trovi è sempre lì, in piazza, appena dietro l'angolo. Il cittadino deve essere sempre a portata di mano per l'autorità. L'autorità deve essere sempre a portata di mano del cittadino. In caso contrario, la catena di trasmissione del comando e dell'obbedienza potrebbe non funzionare.
In quanto istituzione, la sua conquista fa gola a tutti i politici. Ciascuno di loro, nessuno escluso, è roso dall'ambizione di sedere al suo interno dietro ai tavoli più importanti. In quanto istituzione, il suo buon funzionamento è il chiodo fisso di tutti i sudditi. Non importa se non aspirano a ricoprire cariche o a riscuotere diarie, per tutti loro quel posto deve fare il suo lavoro e deve farlo bene. È per questo, e solo per questo, che di tanto in tanto vanno a bussare alle sue porte a chiedere udienza. A protestare, anche. Quando sono scontenti, sono capaci persino di raccogliere firme e presentarle per fare pressione sugli amministratori. Persino.
Ma chi non è suddito di nessuno non ama vivere all'ombra di un municipio. Se intende passarci accanto, preferisce farlo di notte, in orario di chiusura. Tanto per non correre il rischio di fare brutti incontri (il signor sindaco, il signor assessore, il signor vigile...). Se n'è accorta l'amministrazione comunale di Quartu, in Sardegna, dove la scorsa notte un ordigno rudimentale ha fatto prendere un po' d'aria ai suoi locali. Ci sono emozioni che non si trovano nelle petizioni.
 
(21/5/15)