Miraggi

Demenza dell'autorità

Multatuli
 
No, niente scappatoie. L'ho detto. Ho dichiarato che il lavoro volontario è migliore del lavoro obbligatorio. Nulla da dire. Ma adesso ritratto questo errore, convinto che nulla sia più ambiguo e più nocivo del lavoro volontario.
E come ha acquisito questa nuova convinzione? spero che mi si chieda. Perché, se non me lo domandassero, dovrei pensare che la mia predica annoi l'ascoltatore quanto me.
Come ci sono arrivato? È molto semplice. No, no... per l’amor di Dio, scusatemi, non proprio semplice! Dimenticavo che la semplicità farebbe svuotare in fretta la mia cappella e che solo la complessità è ammessa. Quindi, non proprio semplice. È estremamente complesso. Sono stato guarito dal mio errore e... indovinate da chi? Dal mio piccolo Max.
Il bambino è dolce, buono e obbediente. Temo perfino che sia troppo buono, troppo dolce. E se i vostri figli, cari ascoltatori, assomigliano ai loro genitori, il mio bambino subirà un giorno la punizione che il mondo infligge alla bontà per vendicarsi della differenza.
Comunque sia, è servizievole e obbediente. Compie assai volentieri i piccoli doveri che la sua età gli impone. Quasi mai c'è bisogno di ordinargli qualcosa. In poche parole, finora sta lavorando in maniera completamente libera.
Ora, alcuni giorni fa era scoccata l'ora in cui sua madre di solito lo porta a dormire. Invece di raccogliere i suoi giocattoli, svestirsi e baciarci, mi venne vicino e mi disse: 
– Papà, ho una idea!
Ero atterrito.
– Povero piccolo mio, speriamo che non ti capiti spesso. Saresti a disagio nella vita. Che c'è?
– Ebbene, è ora di andare a letto...
– È questa la tua idea?
– No, ascolta! Ieri, quando era ora di andare a letto, mi sono spogliato subito e ti ho augurato la buona notte. Mi hai baciato e portato in camera mia, poi mi hai messo a letto, coperto e rimboccato, e quando hai lasciato la camera con la mamma le tue ultime parole come sempre sono state: «Buona notte, bambino mio...».
– Certo, è tutto esatto, anche tua madre ti ha augurato la buona notte e tu ci hai risposto. Qualcosa non andava? Cosa avresti voluto? Non hai dormito bene dopo?
– No, ho dormito benissimo, ma... questa maniera di andare a letto non va bene. La donna delle pulizie ha un ragazzino della mia età e ho sentito dire che questo bambino non vuole mai andare a letto. Allora sua madre deve costringerlo con delle sberle. Paparino, io mica sono meno del figlio della donna delle pulizie! Non vuoi costringermi ad andare a dormire nello stesso modo?
– Ma piccolo mio, perché vuoi che ti obblighi a fare quello che fai senza la minima costrizione?
– Non importa. Non vorrei!
Confesso di non capire il bambino, ma dato che sono spesso costretto a rifiutargli certe distrazioni, decisi per una volta di soddisfare il suo capriccio. E sono molto felice di aver acconsentito a un desiderio che:
1° rende felice il bambino,
2° costituisce un gioioso divertimento nella monotonia della mia vita quotidiana,
e 3° mi ha guarito dall'errore che il lavoro volontario sia una cosa desiderabile, come ancora credevo due anni fa.
Infatti, da quella volta, mio figlio va a dormire solo se costretto. Lo picchio e lo maltratto, innanzitutto per guarirlo dalla sua docilità pecorile che lo farebbe andare a letto anche senza sberle, e poi lo frusto di nuovo per obbligarlo a coricarsi. Ma c'è di più. Applico questa crudele terapia in ogni situazione. Gli rendo tutti i suoi piccoli doveri talmente ripugnanti che rifiuta di compierli, al solo fine di costringerlo dopo con la forza. Ogni tendenza naturale verso il bene viene così distrutta, e assaporo la piacevole soddisfazione che adesso dal mio piccolino, il quale prima compiva con noiosa monotonia tutti i suoi piccoli doveri, non posso ottenere più nulla senza averlo prima fatto passare attraverso le incantevoli distrazioni della fame e delle percosse.
Non avete idea dei rilassanti intermezzi che mi procura questa lotta contro ogni libera iniziativa.
Ancora ieri:
– Cosa fai là, Max?
– Papà... ho...
– Di'... parla... cosa hai fatto?
– Papà... ho... ho respirato.
– Perché lo hai fatto, bambino disgraziato?
– L'ho fatto, papà... perché... perché...
– Lo hai fatto perché probabilmente lo volevi?
– Ah! Sì! Papà!
– Maledetta perversione ereditaria! Trattieni quel fiato, ricaccialo ti dico... immediatamente... subito! Ti insegnerò io a respirare di tua autorità!
Poi lo riempii di sberle fino a che i suoi polmoni furono riportati allo statu quo ante. Poi:
– E adesso respira perché te lo ordino io! Ma, aggiunsi a bassa voce, non obbedire subito.
Il bambino mi capì benissimo e rifiutò di respirare finché non fu costretto da una severa serie di sberle.
Ora deperisce a vista d'occhio come qualcuno che aspetta una decisione ministeriale. Dimagrisce letteralmente e si consuma come canfora. L'imbarazzante felicità è spezzata. Le sole cose che di tanto in tanto fa ancora volontariamente sono piangere e gemere. Ma gli dirò di sbarazzarsi anche di queste distrazioni, finché non gliele avrò espressamente ordinate.
Tuttavia, mi si dirà magari che queste sono solo faccende domestiche. È vero! Ma così come Newton con la caduta di una mela dedusse l'esistenza di una legge fisica che regge l'universo, io deduco la necessità di una legge di costrizione generale attraverso le osservazioni che faccio a casa mia.
Mi sia permesso di raccontarvi come ho cercato di applicare alla cosa pubblica la scoperta che, da qualche tempo, ha trasformato la mia casa in un vero paradiso.
Sono molto legato ad un agente di polizia che nelle ore libere è un filosofo.
Gli ho spiegato il mio sistema e mi ha capito immediatamente, avendo io approfittato di un momento in cui non era in servizio. E non solo mi ha capito, ma già l'indomani stava applicando la mia deliziosa scoperta. Ecco, cari ascoltatori, un estratto dal suo taccuino:
Bruxelles, 12 gennaio. – Buttato giù dal marciapiede il suddetto A... per costringerlo poi a risalire sul marciapiede.
Fatta uscire di casa la signora B... per poi riportarla dentro. Montato la guardia davanti al suo domicilio per tre ore per impedirle di uscire.
(Lei sosteneva di non aver alcuna voglia di uscire, ma io detesto questo genere di libertarismo).
Ordinato ad un cocchiere di far imbizzarrire il suo cavallo per poi proibirglielo.
Rinchiusi fino a mezzanotte alcuni bevitori di birra che volevano lasciare il bar prima dell'ora di chiusura regolamentare per costringerli poi ad andarsene.
Provocato con qualche buona bastonata una persona che passeggiava tranquillamente, poi arrestata perché colpevole di oltraggio e resistenza.
Ecco il taccuino del mio amico filosofo poliziotto. Ma non è tutto.
Ancora non sapete, miei cari ascoltatori, come la mia scoperta da cui consegue la necessità della costrizione tocchi da vicino gli interessi della città, del paese, dell'universo.
Comincerò la dimostrazione con l'universo, e arriverete facilmente al resto.
L'universo?... Certamente! Avete già pensato, cari ascoltatori, quanto sia umiliante per noi che il sole resti immobile per sua volontà, e che la terra, questa piccola terra presuntuosa, giri eternamente senza aver ricevuto un ordine da noi?
Ecco le conseguenze della nostra riprovevole negligenza. Ma è meglio fermarci qua. Noi costringeremo il sole a fermarsi. Niente di più facile. Diamogli una camera come la nostra e garantisco che non si muoverà. E la terra che, Dio sa da quanto, si permette di girare con sconfinata presunzione per sua soddisfazione personale, noi la obbligheremo a girare. Per realizzare tutti questi miglioramenti sto aspettando solo la scoperta di quel famoso punto d'appoggio che già cercava Archimede... e vi prometto un avvenire luminoso.
Tutto avverrà per costrizione. Per costrizione il bambino amerà i suoi genitori. Per costrizione parlerete, tacerete, resterete in piedi, vi sdraierete, camminerete, dormirete, mangerete, e guadagnerete denaro. La costrizione regnerà nella Natura, nello Stato, nella vostra casa, nel vostro letto... tutto ciò che è male non esisterà più, perché il bene sarà fatto per costrizione:
Gloriosa, santa, divina costrizione!
Ed anche il giavanese sarà costretto a fare del bene, ovvero a lavorare per noi...
Ma, mi auguro che a questo punto esclami il lettore, tutto ciò è assurdo... inaudito, imbecille, folle e anche peggio...
Esattamente!
Quod erat demonstrandum [come volevasi dimostrare]… miei cari lettori.
 
 
[Entretiens politiques & littéraires, vol. 6, n. 38, 10 marzo 1893]