Autopsia

Dal rivoluzionario braccato Ret Marut allo scrittore di successo B. Traven

Charles Reeve
 
La rivista rivoluzionaria antimilitarista Der Ziegelbrenner (Il fonditore di mattoni) appare in maniera irregolare a Monaco, dal 1917 al 1921. I suoi editori sono Ret Marut e Irene Mermet.
Il 7 novembre 1918 la Repubblica è proclamata a Monaco, viene nominato un governo socialdemocratico. Il 7 aprile 1919 il Consiglio generale provvisorio caccia il governo socialdemocratico e prende il potere. Fedele ad una delle parole d'ordine dello Ziegelbrenner — «Non ricostruite il vecchio, costruite il nuovo!» — Ret Marut partecipa alla rivoluzione e alla creazione dell'effimera Repubblica dei Consigli di Baviera. Egli è membro della Commissione per la costituzione del tribunale rivoluzionario e della «Commissione della propaganda», che ha il compito di censurare i giornali borghesi. Dopo la repressione degli spartachisti a Berlino, i difensori dell'ordine capitalista attaccano la Repubblica dei Consigli di Baviera. Il socialdemocratico Hoffmann, capo del governo bavarese in fuga, riceve il sostegno del ministro socialdemocratico berlinese Noske, il «cane sanguinario» responsabile dell'assassinio di Rosa Luxemburg (15 gennaio 1919). Truppe regolari e corpi franchi (mercenari al servizio del potere) vengono inviati a Monaco. A partire dal 1 maggio 1919, si susseguono i giudizi sommari e le esecuzioni di massa; l'anarchico Gustav Landauer — con Erich Mühsam, una delle figure della scena rivoluzionaria bavarese — viene assassinato dai soldati. Arrestato per strada, trascinato davanti a una corte di circostanza, Marut assiste alla condanna di decine di rivoluzionari, giustiziati sul posto. Approfittando della confusione creata da una rissa fra detenuti e militari, riesce a fuggire. Il suo nome è ora ben visibile sulla lista dei «criminali» ricercati per alto tradimento, stabilita dalla polizia di Baviera. Braccato, Marut si sposta con Irene Mermet in Germania, vive clandestinamente, sostenuto da altri rivoluzionari. A Berlino, Marut avrebbe incontrato Rudolf Rocker. Verso il 1920, a Colonia, sono accolti dal gruppo dei «Progressisti di Colonia» che li aiuta a lasciare la Germania. Seiwert dipinge l'unico ritratto conosciuto di Marut e manterrà in seguito una corrispondenza con I. Mermet, esiliata nell’America del Nord. Fine 1923, Marut è a Londra dove viene arrestato privo di documenti. Dopo qualche peripezia, viene rilasciato. Frequenta gli ambienti anarchici attraverso i quali incontra Sylvia Pankhurst.
Nel 1924, si ritrova Marut in Messico, a Tampico. A partire dal 1925 si fa chiamare Traven o Torsvan, inizia a scrivere in tedesco per un editore tedesco, Der Büchergilde. Dopo essere stato quasi linciato dai soldati al servizio della socialdemocrazia tedesca, Traven pubblica le sue storie nel loro giornale Vorwärts! Scrive così i suoi primi cinque romanzi, da La nave morta (1926) a La rosa bianca (1929). A partire dal 1930, i suoi libri cominciano ad essere tradotti in inglese.
La nave morta è il romanzo chiave dell'opera di Traven. Vi si ritrova lo spirito di Ret Marut, lo spirito internazionalista ed emancipatore delle correnti estremiste della rivoluzione tedesca. La nave simboleggia la società industriale contemporanea in cui l'individuo esiste solo per la sua identità burocratica, in quanto cittadino identificato e riconosciuto dallo Stato. Affermando con orgoglio la sua umanità, fuori dall'identità burocratica, il proletario si scontra con la logica di Stato. La società in cui viviamo oggi è quella della nuova immigrazione «fuori dal diritto», del proletariato sovrasfruttato, dei «senza documenti». E ci vorrebbe una buona dose di cecità ideologica per non riconoscere che il simbolismo presente in La nave morta resta di bruciante attualità.
 
La passione messicana
Tampico, grande porto petrolifero, era un luogo d'intensa attività operaia. Molti sindacalisti rivoluzionari nord-americani, perseguitati per le loro posizioni internazionaliste durante la guerra, vi si erano rifugiati così come a Città del Messico. Tra questi Linn Gale, editore a Città del Messico di un giornale degli IWW tra il 1919 e il 1921. Dal 1924 al 1927, Traven fu probabilmente in contatto con dei wobblies. In ogni caso si sa che leggeva la loro stampa così come quella del Partito comunista messicano. Comunque sia, il personaggio centrale di La nave morta è un marinaio di nome Gales, che sopravviverà al naufragio e che si ritroverà più tardi in Wobbly nel 1926.
Nello stesso anno Traven fa alcuni soggiorni a Città del Messico, dove frequenta la cerchia del pittore Diego Rivera. Qui incontra il fotografo Edward Weston e Tina Modotti. Si iscrive all'università e diventa amico di due sorelle danesi, Helga e Bodil Christensen. A metà agosto dello stesso anno, entra a far parte come fotografo di una spedizione archeologica ufficiale in Chiapas. Ben presto abbandona il gruppo e continua il viaggio con una guida indiana, diventata nel frattempo suo amico. Traven ritornerà diverse volte in Chiapas. Dai suoi viaggi e incontri, trarrà i temi dei romanzi storici detti della «Serie della giungla», fra cui La rivolta degli impiccati (1936) rimane il più famoso. Partendo dal caso messicano e dallo sfruttamento degli indiani, Traven affronta il problema dell'ingiustizia sociale, della voracità capitalista e della corruzione dei governi così come della violenza della lotta di classe. Traven si stabilisce allora ad Acapulco, dove rimase venticinque anni.
Nel maggio 1933, i libri di Traven si ritrovano nella lista dei libri «indesiderabili» pubblicata dal regime nazionalsocialista in Germania, classificate come «opere negative»,«incapaci di generare un pensiero costruttivo». All'inizio del 1934, vengono ritirati dalla vendita. Tuttavia, sei milioni di suoi libri erano già stati venduti in Germania, tra cui più di 100.000 copie di La nave morta. Durante gli anni di guerra, molti tedeschi si rifugiano in Messico. Fra di essi figure come Otto Rühle e Franz Pfemfert, le cui idee erano molto vicine a quelle di Ret Marut. Traven evita accuratamente qualsiasi contatto con l'ambiente degli esuli, come se temesse soprattutto di essere riconosciuto. Peggio ancora, arriva a ricorrere alla giustizia per evitare la diffusione di edizioni pirata dei suoi libri, stampati negli ambiti degli esuli... Subito dopo la guerra, Traven scrive alcuni articoli di politica generale sulla stampa. Vi espone (a volte in maniera sommaria) una tesi allora condivisa dai teorici del comunismo anti-bolscevica: le democrazie non hanno mosso guerra contro il sistema fascista per ciò che fondamentalmente era. Erano del resto pronte a conviverci e perfino a riprendere molti principi del funzionamento del fascismo. Piuttosto hanno fatto la guerra contro la forma politica troppo violenta di questo sistema. Dato che la tendenza di fondo delle società rimaneva quella di un crescente autoritarismo, per Traven come per gli altri lo stalinismo usciva fuori vincitore dal conflitto.
Nel 1948, John Huston adatta Il tesoro della Sierra Madre per il grande schermo. Altri adattamenti seguiranno a partire dal 1954. Dopo il 1940, Traven scrive di meno. Ottiene la nazionalità messicana nel 1951, poi nel 1957 sposa Rosa Elena Luján e si trasferisce a Città del Messico. Un anno prima della sua morte, segue con interesse le proteste degli studenti. È morto il 26 marzo 1969, coperto di elogi dai rappresentanti dello Stato messicano. Nel corso della sua vita ha adottato molteplici identità: Traven, Hal Croves, Traven Torsvan, Arnold Barker, Feije, Kraus, Lainger... I libri di Traven sono stati tradotti in più di trenta lingue e hanno venduto oltre 25 milioni di copie in tutto il mondo.
 
L'uomo che si ostina a nascondere il suo passato
Oggi, tra i lettori de La nave morta e La rivolta degli impiccati, quanti sanno che Traven fu anche Ret Marut, associato alle correnti radicali degli avvenimenti rivoluzionari degli anni venti in Germania? Nel 1926, in una lettera all'editore tedesco de La nave morta, Traven scriveva: «Diciamolo chiaramente. La biografia di un creatore non ha la minima importanza. (...) L'uomo creativo non dovrebbe avere altra biografia che le sue opere». Poiché, alla vigilia della sua morte, B. Traven riconoscerà di essere Ret Marut, è impossibile leggerlo senza tener conto dell'itinerario di Ret Marut e dei testi che ha scritto sotto questo nome. La sua biografia deve includere il periodo della rivoluzione tedesca degli anni 20. E ci vuole un sacco d'ignoranza, di stupidità o di malafede per continuare a presentarlo in primo luogo come «uno scrittore senza biografia, senza identità, come molti dei suoi personaggi» (Le Monde, 29 ottobre 2004).
Il lato misterioso, paranoico, del personaggio non è separabile da questo percorso d'esilio, da questa deriva, che ha portato un rivoluzionario braccato ad una vita molto confortevole nei circoli della borghesia intellettuale messicana. Inoltre, la preoccupazione di proteggersi da un passato che lo minacciava per molti anni sta forse dietro questa voglia di false identità e spiega il lato misterioso del personaggio, anche nelle sue relazioni più intime. Ma non solo... Nell'enorme opera biografica dedicata a B. Traven, Karl S. Guthke solleva la domanda che è nella mente di tutti. Alla fine della guerra, quando i motivi che spingevano Traven a nascondere la sua vera identità (la sua partecipazione alla rivoluzione tedesca) non erano più validi, perché si è ostinato a nascondere il suo passato? Guthke ripiega ponendo un'altra domanda: se adesso sappiamo che Traven era Ret Marut, chi era allora Ret Marut? Forse Traven stesso non aveva risposta a questo problema; forse non sapeva chi era Ret Marut, chi erano i suoi genitori, dove era nato. Basandosi su una vasta ricerca, Karl S. Guthke avanza un'altra pista, originale, ma che non fa che prolungare il mistero. Traven sapeva chi era Marut, conosceva le ragioni, fossero anche criminali, psicologiche o familiari (figlio illegittimo), per le quali era stato costretto a dissolvere la sua vera identità in pseudonimi. «E sarebbero state queste ragioni che, anche nel 1960, traumatizzavano l'uomo il cui successo era già ben consolidato» (Karl S. Guthke, B. Traven. The Life Behind the Legends, 1991, p. 58).
 
 
[Oiseau-tempête, n. 12, estate 2005]