Fuoriporta

A Marsiglia un grande cantiere è in corso nella prigione di Baumettes

 
Il pretesto ostentato dallo Stato è di porre fine alla vetustà di questa vecchia galera, e di creare «condizioni di reclusione più degne» per i detenuti. Dietro il linguaggio umanitario, il vero obiettivo di questa ristrutturazione è chiaramente poter rinchiudere più persone, e in modo più sicuro (rafforzare l’isolamento di detenuti e detenute, limitare i contatti tra di loro, impedire la solidarietà, gli ammutinamenti e le evasioni).
Parallelamente al cantiere di Baumettes, altre due prigioni stanno per sorgere nella regione, quella di Aix (Luynes 2) e quella di Draguignan. Le stesse si inscrivono in un più vasto piano di costruzione e di rinnovamento che mira ad accrescere ancor più la capacità di reclusione, mentre le pene si allungano inesorabilmente. Senza contare le misure e i dispositivi che si moltiplicano e si aggiungono alla incarcerazione in quanto tale: controlli giudiziari, sorveglianza, braccialetti elettronici, arresti domiciliari…
Mentre l’ufficio di collocamento e la CAF [ente d’assistenza sociale], con l’ausilio di una moltitudine di associazioni e di organismi di formazione, intensificano la nostra messa ai lavori forzati e il nostro inserimento, la legge sul lavoro e la riforma penale si succedono allo stato d’emergenza… Le tenaglie del controllo e dello sfruttamento ci opprimono ed esigono sempre più sottomissione nella vita quotidiana. Di fatto siamo un numero sempre maggiore a sentire la minaccia della reclusione planare sopra le nostre teste, a fare avanti e indietro fra il carcere e un “fuori” che gli assomiglia ogni giorno di più…
In questo mondo basato sul denaro e sull’autorità, la reclusione degli uni fa la felicità degli altri… Approfittando delle buone occasioni, diverse aziende (Artelia, Vinci e la sua filiale Travaux du midi, Icade…) si affrettano a partecipare al festino, sia per la realizzazione delle carceri (architettura, costruzione) che per la loro gestione (mense, pulizie, lavori nel quadro della detenzione…). 
E mentre il potere vorrebbe presentare la prigione come un bastione invulnerabile, diversi atti di non sottomissione individuali e collettivi, all’interno come all’esterno, non cessano di dimostrare il contrario. Spostando lo sguardo, si constata anche che i differenti ingranaggi che la fanno funzionare non sono al riparo di un po’ di audacia e di qualche colpo ben assestato.
È fuori questione subire questa offensiva del potere chinando la testa! Ci sono altrettante ragioni che modi differenti per provare a bloccare, sabotare, ostacolare e distruggere le loro strutture mortifere e il progetto di dominio che ne ha bisogno.
Per la rivolta! Per la libertà!
 
 
[manifesto affisso sui muri di Marsiglia, settembre 2016]