Brulotti

Idea di Dio

Rudolf Rocker
 
Non sono di quelli che hanno paura della parola Dio. Se chiamiamo Dio o Natura la gran ragione prima di tutte le cose, non per questo siamo più vicino a comprenderla. Il nostro pensiero si muove sempre nel guscio dei concetti ch'egli stesso si crea. Possiamo dare al mondo ed alla vita diverse interpretazioni; ma con questo non togliamo il velo dietro cui è nascosto il gran mistero. Né la religione, né la scienza possono informarci a questo proposito. Le concezioni materialiste e quelle teiste s'alternano quasi in ogni periodo della storia; pare perfino che ci sia tra loro una solidarietà. Con la loro apparizione alternata, creano un certo livellamento del nostro pensiero. È come una bacchetta che s'è incurvata da un lato e che, perché si mantenga dritta, deve essere incurvata dall'altro. Però è falso, pericoloso ed ingiusto voler caricare su un certo modo di pensare la responsabilità di determinati fenomeni sociali. Senza dubbio un despota può mettere a profitto certe idee per i suoi fini, però ciò non prova che un'idea, in sé e di per se stessa, sia dispotica. Forse i peggiori delitti sono stati commessi nel nome di Dio.
Se si potesse dimostrare che i periodi di credulità religiosa sono stati esenti da guerre, odio e persecuzioni, non avremmo bisogno di discutere Il problema. Però le guerre religiose sono state finora appunto le più crudeli di tutte le guerre e non c’è quasi despota che non abbia giustificato la sua tirannia con il nome di Dio. Le crociate, le guerre contro albigesi, bogomili ed hussiti, la guerra dei Trent'anni e la guerra degli ugonotti in Francia ne sono eloquente testimonio.
Hitler è senza dubbio un uomo religioso che si crede fermamente uno «strumento di Dio» sulla terra. Quest'idea fanatica riappare in tutti i suoi discorsi. Però il suo ex-amico Stalin pensava con Marx che «la religione è l'oppio dei popoli». Hanno concezioni completamente diverse sul problema religioso, eppure ambedue sono arrivati allo stesso dispotismo. Non è questa una prova del fatto che il vero problema è un po’ più profondo? Torquemada, che bruciava i corpi per salvare le anime, era fuor di dubbio un rappresentante dell'assolutismo politico e religioso. Machiavelli e Hobbes, in cambio, non credevano né in Dio né nel Diavolo e, ciò nonostante, sostenevano l'assolutismo statale.
S'è fatto a Darwin il rimprovero che la sua teoria della lotta per l'esistenza sia responsabile dell'egoismo sociale del nostro tempo. Però s'è dimenticato che, secondo la sua propria confessione, precisamente quella parte della sua teoria ha subito in grado notevole l'influenza delle dottrine maltusiane. Malthus, che sosteneva il principio che « la tavola della vita non è apparecchiata per tutti», non solo era un uomo profondamente religioso, ma era anche un sacerdote. E Kropotkin, «materialista» dichiarato, che non credeva in nessun Dio personale, dalle conclusioni di Darwin sviluppò la filosofia del mutuo appoggio, nata dal più profondo amore umano.
Non sostengo che uno spirito religioso non possa essere una buona persona. Un uomo può credere in Dio ed essere una delle creature più nobili della terra. Però lo stesso può avvenire anche quando si tratti di uomini che non credono in nessuna divinità personale, e sono fermamente convinti che l'uomo adora in Dio solo il proprio ritratto. Kropotkin, Reclus, Owen, Malatesta ed altri cento, stavano, malgrado la loro «incredulità», tra i rappresentanti socialmente più sensibili della razza umana. Non il segno esterno o la necessità personale della fede formano gli esseri umani reali, ma la condotta di fronte ai propri simili, il rispetto verso la libertà degli altri, la compassione verso il dolore del prossimo, la profonda necessità d'una giustizia per tutti. La religione è, in genere, un concetto molto indefinito. La parola latina religio significa il vincolo con qualcosa di superiore. In questo senso ogni essere di inclinazioni idealiste è un essere religioso. L'uomo può chiamare divino il valore supremo a cui aspira. Sulle parole non vale la pena discutere. Però il Dio che si crea, deve rimanere il suo proprio Dio. Nel momento in cui lo s'impone agli altri, si converte in cilicio del prossimo. Questo è applicabile a Dio, ad ogni «verità assoluta», ad ogni idea.
Giacché per tutti noi è valida la frase di Goethe: «Com'è una persona, così è il suo Dio. Per questo si converte spesso la divinità in derisione».
 
Non sono le idee, tanto se attribuiamo loro un'origine divina, quanto se attribuiamo loro un'origine umana, le cause della nostra sventura; è la mancanza d'idee, la graduale pietrificazione delle concezioni viventi in dogmi morti, in cui s'asfissia lo spirito e si perde la capacità d'azione. Idee che influiscono sul nostro sviluppo spirituale sorgono sempre dalle circostanze della epoca e da certe necessità della vita come il frutto dal fiore sull'albero.
Le idee non si muovono nell'aria; si sviluppano dalle condizioni dell'ambiente materiale in cui viviamo e reagiscono su di lui, aiutandoci a modificarlo. Sorgono nuove idee purché il tempo sia maturo per la loro nascita. Le uniamo spesso al nome d'alcuni individui e troppo frequentemente dimentichiamo la loro formazione graduale, che precede la forma definitiva che acquistano attraverso l'energia intellettuale di un uomo di genio.
L'idea dell'evoluzione non fu inventata da Darwin. Ebbe una quantità di precursori fra tutti i popoli del nostro circolo culturale, come Diderot, Trevirianus, Lamettrie, Buffon, Goethe, Lamark, ecc., prima che Darwin e Wallace riassumessero le esperienze dei loro predecessori e le proprie. Il cosiddetto marxismo, che non ebbe influenza solo sul movimento socialista, ma anche sul pensiero economico e storico d'un determinato periodo, non è nato, in tutte le sue parti integranti, dal cervello di Marx. Troviamo i fondamenti della «interpretazione materialista della storia», della «teoria del plus valore», della dottrina della «concentrazione del capitale». ecc.. negli scritti di Saint Simon, Bazard, Considérant, Vidal, Pecqueur, Louis Blanc, William Thompson, Proudhon e molti altri. Il merito di Marx sarebbe stato quello d'aver riassunto i rudimenti dei suoi predecessori in modo coesivo e d'averli fatti fruttificare come propri. Però l'averli formulati come legge assoluta, determinante tutto lo sviluppo dell'umanità, ebbe conseguenze fatali, giacché con quella fede nell'assoluto creò un dogma che, nelle mani dei suoi seguaci, non fu capace di nessuno sviluppo ulteriore.
Le idee sono sempre buone, purché lo spirito viva in esse e stimoli gli uomini a pensare per proprio conto. Perdono la loro fecondità naturale quando degenerano in dogma morto e cessano così realmente di essere idee. Hitler e Stalin sono arrivati ad essere flagelli dell'umanità non perché, come afferma Miss Thompson, abbian voluto soppiantare Dio, ma perché sono uomini senza idee, che cercano d"imporre al mondo un dogma morto, il dogma dello Stato totalitario, e, con cieco fanatismo e violenza brutale, vogliono obbligare gli uomini ad adottare la loro pazzia. La fede nell'assoluto è il maggior ostacolo per ogni sviluppo spirituale.
Lessing, il gran savio, disse una volta: «Se Dio venisse a me, con la verità assoluta in una mano e l'aspirazione alla verità nell'altra, e mi dicesse: “Scegli, figlio mio”, gli risponderei: “La verità assoluta, Signore, conservala per te, giacché ogni assoluto è fatto per gli Dei. A me dà l'eterna aspirazione alla verità, giacché in essa sta la dignità umana”». In queste parole è contenuto tutto il programma dell'uomo che pensa e lotta in tutti i tempi e in tutti i paesi. Non c'è la perfezione assoluta; c'è un'aspirazione alla perfezione. Non c'è una verità assoIuta; c'è un'aspirazione alla verità. Né la religione, né la scienza, né la filosofia, ci possono dare la verità assoluta, ma solo chiarimenti che oggi sono esatti, e domani sono messi da parte da nuove interpretazioni. Lo spirito solo crea sempre nuove mutazioni e dà alla nostra esistenza un fine e un contenuto. Però lo spirito solo può agire nella libertà; per questo odia l'assoluto e comprende che tutte le cose non hanno che un valore relativo.
Anche Dorothy Thompson lo comprende. Per questo parla d'un nuovo spirito che deve formarsi negli esseri umani per creare i rudimenti d'un mondo nuovo dopo il rosso diluvio. Paragona l'attuale catastrofe alla decadenza di Roma e prevede «il crollo d'istituzioni, valori, classi, sistemi economici e politici». Però questa prospettiva non la rende pessimista; al contrario, guarda con tanta maggiore speranza all'avvenire. È incoraggiante, in questo tempo tenebroso. Ha ragione quando dice: «La terribile e drammatica contraddizione del nostro tempo è che in lui esiste molto di cattivo e molto di buono; è l'epoca della disperazione, però anche l'epoca della speranza». Parole belle e nobili, che possono ristorare le anime stanche che han persa la fede in un avvenire migliore.
Però lo spirito che deve formarsi in noi, non sarà quello del passato, ma quello del futuro. Un vecchio può pensare alla sua gioventù con muta nostalgia, ma non tornerà ad essa. Così come ha vissuto la sua propria vita, deve morire la sua propria morte. Dopo la gran catastrofe delle guerre napoleoniche, centinaia e migliaia di giovani artisti, filosofi ed ex-rivoluzionari andarono in pellegrinaggio a Roma per tornare nel seno della Chiesa. E vi trovarono, non il Dio che cercavano, ma la «Santa Alleanza» della reazione sociale, il dominio di Metternich, che sostituì Napoleone e fece dell'Europa un cimitero intellettuale. Solo le rivoluzione del 1848-49 soppressero quest'ostacolo e dettero ai popoli nuove speranze.
Persino l'idea più feconda può esaurirsi nel dogma morto, non solo nella religione, ma anche nella scienza, nella filosofia, in ogni dominio della vita spirituale. Solo lo spirito libera, il dogma lega. Dove lo spirito sospende la sua attività, comincia la servitù volontaria incapace d'ogni rivolta. Il dogmatico si fabbrica le proprie catene e rende più facile l'opera dei tiranni. S'adatta alle cose date e rinuncia alla aspirazione alla verità; dimentica la sua dignità di uomo. Il mondo è appeso a lui come una pietra al collo, giacché cessa di sentirsi come una parte dell'eterno movimento di tutte le cose che non conosce punti morti. Dorothy Thompson ha ragione quando parla d'un nuovo spirito, che dà alla nostra vita nuovi valori spirituali e materiali, e impregna tutte le nostre aspirazioni d'un nuovo afflato di gran sensibilità etica. Importa poco il nome che gli si dà, purché si comprenda che essere uomo vuol dire essere un combattente entusiasta. Crea nuovi valori solo chi non si smarrisce nel labirinto dei concetti del passato e vede nella libertà l'unico valore della vita. Però l'elemento nuovo di cui abbiamo bisogno sta davanti a noi, non dietro. Ad Oriente sorge il sole, ad Occidente tramonta.