Brulotti

Fasci di riflessi condizionati

Dwight Macdonald
 
Per quanto lasci perplessi, sembra che le cose stiano come scrive Hannah Arendt: «Invece sia in Russia che nella Germania nazista il terrore era aumentato in proporzione inversa all’esistenza di un’opposizione politica interna, come se questa fosse stata non il pretesto per l’impiego della violenza (come ritenevano gli accusatori liberali dei regimi), ma l’ultimo impedimento al suo infuriare».
Ovvero: i nazisti non hanno ucciso sei milioni di ebrei mentre combattevano per consolidare il proprio potere nel 1933-36, ma nel 1942-44, quando avevano da tempo distrutto ogni opposizione reale, quando gli ebrei non costituivano alcuna minaccia per loro, e quando il popolo tedesco era costretto a sostenerli in guerra per una questione di sopravvivenza nazionale. E cioè: il Terrore rosso di Lenin del 1918-20, quando l'opposizione interna era ancora forte e l'Armata Rossa stava combattendo per difendere il suolo russo da una mezza dozzina di eserciti invasori, fu minimo se paragonato al terrore che Stalin scatenò nel 1937-39 — anni dopo che i contadini venissero modellati dalla collettivizzazione forzata, gli operai dal primo Piano Quinquennale, e i vecchi bolscevichi dalle tattiche infra-partito di Stalin (i processi di Mosca furono solo la ratifica giuridica di un fatto da tempo compiuto).
In forme di società più normali o almeno familiari, persino in dittature come quella di Peron o di Mussolini, la repressione viene scatenata per sopprimere la resistenza. Nel mondo irrazionale del totalitarismo viene usata talvolta allo stesso modo (vedi l'aumento di esecuzioni dopo l'attentato a Hitler del 1944), ma in generale la repressione aumenta allorché l'opposizione si indebolisce, dato che la principale preoccupazione dei governanti non è solo quella di mantenere il proprio potere ma di portare avanti un laboratorio di sperimentazione per cambiare gli uomini in fasci di riflessi condizionati. 
 
 
[1953]