Brulotti

L’invidia del penale

P. M.
 
Di questo legiferare galoppante, di questa piaga giustizialista che investe l’epoca a tutta velocità, come è possibile che nessuno sia terrorizzato? Come è possibile che nessuno si preoccupi per questa smania di legge che cresce senza sosta? Ah! La Legge! La marcia implacabile delle nostre società al passo della Legge! Nessun essere vivente in questa fine di secolo è ritenuto in grado di ignorarla. Nulla di ciò che è legislativo ci deve essere estraneo. «C’è un vuoto giuridico!» — non è soltanto un grido accorato dagli schermi. Dalla pappa di tutti i dibattiti emerge solo una voce, un clamore: «Dobbiamo colmare il vuoto giuridico!». Sessanta milioni di ipnotizzati cadono in estasi tutte le sere. La natura umana contemporanea ha orrore del vuoto giuridico, vale a dire delle zone d'ombra dove rischia di infiltrarsi ancora un po’ di vita, quindi di disorganizzazione. Un giro di vite in più ogni giorno! Progetti! Commissioni! Gruppi di studio! Proposte! Decisioni! Elaborazione di decreti nei gabinetti! Bisogna colmare il vuoto giuridico! Tutto ciò che viene annoverato come associazione familiare applaude con le sue chele di granchio. Colmiamo! Colmiamo! Colmiamo ancora! Prendiamo misure! Legiferiamo!
Sante Leggi, pregate per noi! Insegnateci il salutare terrore del vuoto giuridico e l'invidia perenne del tappo! Tratteneteci, bloccateci sull'orlo del baratro dell’ignoto! Il minimo spazio che non controllate nel nome della neo-libertà giuridicamente garantita è diventato per noi un buco nero invivibile. Il nostro mondo è alla mercé di una lacuna nel Codice! I nostri pensieri più sordi, i nostri minimi gesti corrono il rischio di non essere stati previsti da qualche parte, in un paragrafo, protetti da una appendice, sorvegliati da una giurisprudenza. «Bisogna colmare il vuoto giuridico!». È il nuovo grido di battaglia del vecchio mondo ringiovanito grazie al transfert integrale dei suoi elementi nella spazzatura mediatica.
Ce ne son voluti di sforzi e di tempo, ce n’è voluta di tenacia, di abilità, di buoni sentimenti e di cause filantropiche per piantare bene in profondità, in tutte le menti, il chiodo del dispotismo legalitario. Ma adesso ci siamo, è fatta, tutti lo vogliono di loro sponte. La cronaca quotidiana è diventata, in buona parte, il romanzo autentico delle conquiste della Legge e degli entusiasmi che suscita. Nuovi capitoli della storia della Servitù volontaria si accumulano. L'orgia cavillosa non conosce più alcun limite…
Dura lex, sed lex! Ci sono serate in cui la televisione, per chi la guarda con la ripugnanza dovuta, assomiglia a una specie di fiera dei leoni. È il mercato dei regolamenti. Un lex-shop a cielo aperto. Ognuno arriva col suo progetto di decreto. Fare un qualsiasi dibattito significa scoprire un vuoto giuridico. La conclusione è presto detta. «C’è un vuoto giuridico!». Il sogno consiste ovviamente nel finire col proibire, poco alla volta e senza intoppi, tutto ciò che non è ancora del tutto morto. «Bisogna riempire il vuoto giuridico!»… A Bruxelles, sinistri sconosciuti preparano l’Europa delle normative. Tutte le repressioni vanno bene, dal divieto di fumo nei luoghi pubblici fino alla soppressione di certi piaceri definiti preistorici… Sarà definita preistorica qualsiasi occupazione che non trattiene o non riconduce il vivente, in un modo o nell'altro, al suo schermo televisivo: lo Spettacolo ha organizzato un numero sufficiente di distrazioni da poter finalmente decretare obbligatorie senza che tale decreto risulti scandaloso. Qualsiasi altro genere di divertimento è un irredentismo da cancellare, una perdita di tempo e di audimat... 
«La più grande sventura degli uomini è di avere delle leggi e un governo», scriveva Chateaubriand. Non credo che si possa ancora parlare di sventura. I giochi circensi giustizialisti sono il nostro surrogato di erotismo. La nuova polizia pattuglia fra le acclamazioni, legittimando le sue ingerenze, coprendole con le parole «solidarietà», «giustizia», ​​«redistribuzione». Tutte le propagande virtuose concorrono a ricreare un genere di cittadino ben devoto, ben abbrutito dall'ordine costituito, ben inebetito di ammirazione per la società così come viene imposta, ben deciso a non ricercare più altri godimenti che non siano quelli che gli vengono indicati. 
Eccolo, l'eroe positivo del totalitarismo odierno, il modello ideale della nuova tirannia…
 
[1992]