Brulotti

L'anima e il suo brodo

Non l'ho visto, non l'ho letto, ma qualcuno mi ha detto... che questa edizione del libro di David Gilbert Amore e lotta (Edizioni Mimesis, a cura di Giacomo Marchetti) ha tutte le carte in regola per diventare un oggetto del desiderio degli allegri mutanti in movimento per trovare nuovi soprammobili da contemplare. Non ci sono dubbi su quale sia il suo posto all'interno di una biblioteca ideale: se non accanto a L'Unico di Stirner pubblicato da Ennesse di Giovanni Ventura o a Il Manifesto del partito comunista di Marx e Engels pubblicato da Silvio Berlusconi Editore, sicuramente fra Tre conferenze sull'anarchia e altri scritti sulla Comune di Bakunin edito dalla Manifestolibri e Il trattato del saper vivere di Vaneigem edito dalla Castelvecchi. Libri il cui contenuto, per quanto interessante, viene neutralizzato in partenza dalla loro confezione... bizzarra? discutibile? ripugnante?
Ma ve lo immaginate? L'autobiografia politica di un rivoluzionario armato (e autoritario) d'oltreoceano — condannato all'ergastolo per la sua determinazione a non arrendersi mai — curata dall'esponente di una lista civica (per altro già dispensatore dei diari tenuti dall'inviato personale di Stalin nella Spagna del 1936), ammiratore di un sindaco-magistrato, pubblicata da una eclettica casa editrice accademica fra i cui collaboratori c'è chi non disdegna di sedersi gomito a gomito coi fascisti di Casa Pound. Ma certo che sì, diamine! Un prodotto simile è il soprammobile perfetto in questi tempi di merda, e non può stupire che abbia attirato la ghiotta attenzione degli anarchici occasionali dell'armata Brancolaminchione, quelli secondo cui il modo migliore per arginare eticamente la delazione è quello di dare credibilità ai delatori, quelli secondo cui la maniera migliore per diffondere una prospettiva anarchica è quella di diffondere una prospettiva autoritaria.
«I libri sono il cibo dell'anima», si diceva un millennio fa. Oggi che non vengono letti più da nessuno, talora neanche da chi li pubblica, l'anima si è talmente rinsecchita da rimanere inerte davanti a tutto: guerre, massacri, deportazioni, esodi, campi di concentramento, stupri di gruppo... Se l'uomo è antiquato, anche la sua anima lo è — assieme a tutti i suoi alimenti. Oggi 140 caratteri bastano e avanzano per esprimere ciò che (non) hanno in testa gli allegri mutanti in circolazione, nei palazzi in alto come nelle piazze in basso. Tutto il resto è noia. La conoscenza è un peso, la memoria un ostacolo. Possono essere funzionali a patto che vengano sbriciolate, ovvero svuotate di ogni contenuto per essere rese leggere.
Il cibo dell'anima segue in un certo senso lo stesso declino del cibo per il corpo: piatti pronti in 5 minuti; sgargianti miscugli di ingredienti dalla qualità più che discutibile; massiccio uso di additivi, conservanti e aromi. Mentre nelle cucine domestiche troneggiano forni a micro-onde e mixer, trattorie e osterie chiudono l'una dopo l'altra davanti al dilagare dei punti-vendita di fast food al cui ingresso andrebbe appeso il cartello che accoglieva i clienti del principale spaccio di cibo spazzatura di New York: food is fuel. Il cibo è il carburante per esseri umani ridotti a macchine. Non è più questione di sapore o sapere, né di piacere o senso della vita. Il cibo serve solo per andare avanti. Deve far funzionare. Non bisogna più mangiare e degustare, ci si deve nutrire (in fretta! in fretta! che c'è da lavorare, che c'è da mobilitare!).
Gli allegri mutanti in circolazione annuiscono ed esultano: sì, sì, i libri non devono mica far riflettere, non hanno significato, sono benzina con cui far correre bilanci commerciali o infiammare agende militanti. Nient'altro. Non appena le idee diventano opinioni rovesciabili dal giorno alla notte, e la memoria diventa memorabilia, ecco l'elettoralista pubblicare l'opera del lottarmatista come il tecnofilo quella del primitivista, il fascista dare alle stampe il libro dell'anarchico come il reduce brigatista quello dello strizzacervelli fascista... per non parlare degli anarchici che fanno colletta per dare voce ai comunisti di Stato, o dei possibilisti dei Fronti uniti che si eccitano per l'intransigenza di chi rifiutava i Fronti uniti.
Ma non siate trogloditi, non sputate sul «recupero» o sulla «grande marmellata contemporanea». Imparate il lessico moderno, apprezzate invece il «rifiuto di ogni ideologia» e l'«assenza di pregiudizi». Come suona bene, vero? E come permette di stare sempre in perfetto equilibrio fra autorità e libertà, politica ed etica, sovvenzione e sovversione!
 
P.S. E il libro di David Gilbert? Boh, come dicevo non l'ho visto né letto. Ma appena recupero dei guanti antisettici e degli antistaminici naturali, lo leggerò senz'altro. Se non altro, lo merita l'autore.
 
[8/5/17]