Brulotti

Amore e odio

Luigi Galleani
 
Ammetto che il gendarme, come la prostituta, come il salariato, siano il prodotto del sistema sociale diviso in classi. S'intende: senza lo Stato non vi sarebbero il poliziotto, il giudice ed il boia, se non dominasse la borghesia e vigesse invece un sistema comunista non vi sarebbero né salariati né prostitute; se non vi fosse la Chiesa non vi sarebbero i preti.

Ma se sono i governanti, i giudici, i birri, i carcerieri e i carnefici quelli che nel loro insieme costituiscono il governo; se i borghesi nel loro insieme costituiscono la borghesia; se i preti sono nel loro insieme la Chiesa, allora è logico che lo Stato debba combattersi nei governanti e nei loro mercenari, la Chiesa nel prete, la borghesia nel borghese.

Con quali armi? Qui è il nocciolo della questione, a mio modesto modo di vedere.

Poiché se quel tale conferenziere con cui il compagno B. A. discuteva, ha una convinzione socialista, è cioè convinto che la questione sociale possa e debba risolversi con metodi quietisti, attraverso le ridotte della politica, allora si comprende e si spiega il suo assunto, in quanto che l'apostolato socialista si fa un dovere di bandire l'odio nelle contese fra capitale e lavoro per ricondurre oppressi ed oppressori sul comune terreno della collaborazione di classe.

Ma se egli è o si dice anarchico allora la questione si complica. Non si comprende più allora come un anarchico — il quale è pienamente e feralmente convinto che per guarire i mali sociali non v'è che un medico: il lavoratore, ed una medicina: la rivoluzione; il quale urge il proletariato alla rivolta aperta ed armata contro i poteri costituiti, perché convinto che l'imperio borghese, nato nel sangue, dovrà perire nel sangue — un anarchico infine che ammette l'omicidio politico, non può, senza cadere in una palese contraddizione, fare della forza del perdono la sublimità specifica della sua morale, come un cristiano o un buddista, non può cioè far uso del perdono e della pietà come dei mezzi più forti della vendetta utile.

Se noi anarchici invochiamo la forza e la violenza per la integrale liberazione proletaria, per «la suprema vendetta sociale» come noi si dice, è logico e naturale che si susciti l'odio contro chi, in qualsiasi modo, tenta di ostacolare codesta nostra liberazione, in chi codesta vendetta deve compiersi.

Chi come noi ama la vendetta sociale, generosa sì, ma puranco sanguinosa, chi la sente nel cuore come un'acre voluttà, chi come noi la prepara, è logico che odi coloro i quali codesta vendetta debbono subire. Chi riceve un insulto e sente il bisogno di vendicarsi, è necessariamente portato ad odiare l'offensore.

Se la guerra fra tiranni e schiavi deve essere ed è guerra guerreggiata ad armi corte, se gli oppressi debbono vedere negli oppressori un nemico, l'odio è condizione necessaria a questa guerra, è il lievito che fermenta il fervore della battaglia, la fede nella vittoria.

Via gli scrupoli. Soltanto l'ipocrisia dei guerraioli rossi può creare le guerre umane e civili. La guerra è la guerra. Disarmare d'ogni sentimento di odio i cuori operai che anelano alla propria resurrezione, è estremamente pericoloso. Uno degli errori della Comune fu di essere troppo pietosa verso i vinti. E sappiamo come dai versigliesi fu ripagata la generosa pietà dei comunardi.

È inutile dirlo: i padroni ci odiano terribilmente, a morte. È l'odio verso di noi che nutre la loro foia libidinosa di reazione, la loro antropofagia. E perché allora non dovremmo odiare noi?

Potrebbe dire taluno che l'odio mal si addice a chi, come noi, parla ad ogni pie' sospinto di una società più bella e più buona: la società della giustizia e dell'amore. L'odio — non siamo degli psicologi noi, ma lo sentiamo nel cuore — l'odio è la sublimazione dell'amore. Chi non sa odiare non sa neanche amare. Chi non odia non ama. Come i più bei fiori spuntano dalla fermentazione sotterranea di sostanze decomposte, così la più bella delle società nascerà dalla fermentazione degli odii proletari nel sottosuolo sociale.
 
 
[Cronaca Sovversiva, 14 ottobre 1916]