Brulotti

Le immagini mutevoli e parassite del determinismo

Voltairine De Cleyre
 

L'insegnamento che prevale ai nostri giorni è che le idee non costituiscono che un fenomeno secondario, impotente a determinare gli atti o le relazioni della vita. Si paragonano volentieri all'immagine nello specchio che dicesse al corpo riflesso : «io voglio formarti». In verità, se sappiamo perfettamente che una volta allontanato il corpo dallo specchio nulla resta dell'immagine, non ignoriamo neppure che il corpo reale ha la sua vita da vivere, incurante delle sue rappresentazioni riflesse e passeggere in risposta alle sollecitazioni sempre mutevoli delle cose che gli sono esteriori.
È così che la sedicente Concezione Materialista della Storia, i socialisti moderni ed una maggioranza considerevole di anarchici vorrebbero che noi considerassimo il mondo delle idee — come proiezioni mutevoli, senza consistenza, aventi nulla a che fare con la determinazione della vita individuale, uguali alle immagini formate nello specchio, come altrettante rappresentazioni apparenti, come date relazioni materiali, assolutamente impotenti ad influire sul corso delle cose materiali. Per essi lo spirito è uno specchio vuoto, quantunque a vero dire non lo sia mai del tutto, poiché di continuo in presenza della realtà materiale è destinato a riflettere un'ombra qualsiasi. Oggi sono qualche cosa e domani sarò qualcos’altro, se la scena sarà modificata. Il mio io, il mio Ego, è un fantasma che balbetta, che saltella nello specchio, che gesticola, che si trasforma, d'ora in ora o di momento in momento, irradiando luce fosforescente di realtà ingannevole, diffusa come la nebbia nelle alture. Le rocce, i prati, i boschi, i ruscelli, le case, i beni, la carne, il sangue, le ossa, i nervi — costituiscono realtà con altrettante funzioni definite da compiere, dotate di caratteristiche che persistono malgrado le modificazioni. Ma il mio Ego, esso non persiste; ogni modificazione delle cose che ho nominato lo ricostituisce di nuovo.
Io penso che questo implacabile determinismo è un grande e lamentevole errore che domina il nostro movimento d'avanguardia. Certo fu un antidoto salutare contro la grande mistificazione teologica del medio evo, vale a dire l'idea che lo Spirito costituisse un’entità assolutamente irresponsabile, promulgante leggi capricciose come un Imperatore assoluto, al di fuori di qualsiasi logica, di ogni seguito o di qualunque relazione — sovrano sulla materia e determinandosi da sé, supremamente. Certo, io credo che la concezione moderna del Materialismo abbia compiuto opera sana sfondando questa bolla d'orgoglio e riponendo l'uomo e la «sua anima» al «loro posto nella natura»; non di meno credo che anche in ciò vi sia un limite e che l'idea del dominio assoluto della materia sia un errore pericoloso quanto il concetto dello spirito esistente al di fuori di ogni relazione con l'esterno; penso perfino che in ciò che concerne l'influenza sulla condotta personale, quest'ultima concezione sia stata la più nociva delle due.
La dottrina del libero arbitrio ha suscitato fanatici e persecutori i quali, presumendo che gli uomini fossero buoni in tutte le circostanze — se soltanto lo volessero — hanno cercato di persuadere la volontà altrui con l'aiuto di minacce, ammende, imprigionamenti, torture, i chiodi, la ruota, la scure, i roghi — e tutto questo allo scopo di rendere buoni i cattivi e di salvarli malgrado la loro ostinata volontà. Ma se la dottrina spiritualista — l'anima in primo luogo — ha prodotto esseri simili, la dottrina del determinismo materialista ha prodotto delle nature mutevoli, indulgenti di sé, senza dignità, parassite, che oggi sono «questo» e in altro momento sono «quello», e, per principio, sono nulla. «Le mie circostanze mi hanno fatto così», dichiara il determinista assoluto; e la discussione non è più possibile. Povere immagini dello specchio, che cosa potrebbero fare? In vero, l'influenza di caratteri di questo genere non eguaglia mai quella del persecutore per principio. Per uno solo di quest'ultimo tipo, si incontrano cento di quei caratteri facili, passivi, pronti ad adattarsi a non importa qual forma, trovando una scusa comoda nel concetto determinista. Il bilancio del male causato dall'una e dall'altra dottrina si mantiene dunque presso a poco in equilibrio.
Quello che ci manca, è un apprezzamento esatto della potenza e della funzione dell'Idea. Non mi credo in misura di fornire questo esatto apprezzamento. E non penso neppure che, anche dotato di una intelligenza superiore alla mia, qualcuno possa farlo — almeno per molto tempo. Posso tuttavia mostrare il bisogno e fornire un apprezzamento così alla buona.
Ed ecco: in primo luogo, alla formula bandita dal Materialismo moderno: «Gli uomini sono quali li fanno le circostanze», opporrei questa proposizione: «Le circostanze sono quali le fanno gli uomini». Pretendo che queste due formule sono vere fino al momento in cui le forze in conflitto si equilibrano o che una di esse è posta in inferiorità. In altri termini, la mia idea dello spirito o del carattere individuale è che esso non sia una proiezione impotente di una circostanza momentanea di materia e di forma, ma un agente attivamente all'opera, reagente su quanto lo circonda e trasformando le circostanze, alle volte leggermente, alle volte considerevolmente, alle volte — ben poco di frequente — interamente.
 
[1910]