Titolo: Lo sguardo dell’assente
Argomento: Miraggi
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I

l’uccello è preceduto dal suo sonno futuro

lo sguardo dell’assente dimenticato nell’anello

il fuoco delle vetrine consuma il tempo

e questa scoperta del niente così lenta oh

radici conosco i vostri appetiti radici

quale tenebra vi occorre per deporre un diamante

l’ora è piena di buchi

le stelle sono il passato oscuro dei diamanti

le donne hanno la testa mozzata nel cuore degli uomini

il lavoro sputa per terra

e la freddezza invade persino le parole

mentre le ginocchia si aprono al sole

le prime ginocchia di marzo pieno di semi

l’oscurità tradita dal grido della feccia

le mucche minerali nelle fattorie del cuore

lo stagno questa lingua del silenzio nella bocca dei campi

ascolta il canto del gallo servito alla maionese dell’alba

osserva il respiro della terra sullo specchio dei volti


II

ma l’uomo dov’è l’uomo

l’uomo ride — saluta il pomeriggio del sangue

si stupisce di essere in ritardo su se stesso

gli intestini delle strade si gonfiano nel suo cuore

dove andrà dove andrai

i bambini gli strappano le reni foglia per foglia

lo prendono di mira con le loro nuove parole

hanno un certo appetito nel mangiare un uomo

ma si nasconde sotto la palpebra dei suoi muscoli

nudo come quei pesci di cui si pesca solo la lucentezza

si tuffa nel sogno

eccolo colmo delle fosforescenze del sonno

il silenzio lo segue come una lampada

come una macchia di grasso lo spirito

pane di neve

la sua forza si alimenta nelle vene dei dormienti

se vi annegasse per dio

la notte gli fa delle flebo

ma un’alba irreale

il mare vi si spazzola i capelli

corre trafelato come un cane da caccia

ed è sempre più profondo

accarezza la guancia delle forze che denuda

segni e succhi

questa ricchezza lo stupisce d’essere assente

lancia gli uccelli a piene mani

solitudine in cui si ritirano i battelli morenti

chi sei quiete

quale forma d’oblio preferire

bagno di memoria dove immerge il negativo delle parole

pietra sotto un fazzoletto d’acqua che si muove

vivere ma vivere

nuotare nel sole ma senza cintura di salvataggio

vivere vivere vivere vivere

il sangue sale cinquanta gradini correndo

è solo la bandiera rossa a contare

eccola dar fuoco alle fascine delle vene

si sgola sulla branca maggiore dei polmoni

orchestra di resine

desiderio molla il mio piede preso nella tua tagliola

basta con questi specchi in cui il nudo si abbrutisce

la fragola è solo la vena aperta della pietra

le sorgenti si fanno verificare dal fegato

anche questa primavera verrà battezzata dalla noia

datemi altro

tanti oggetti imprevisti minerali

occorreranno loro dei nomi sufficientemente oscuri

nascite crescite disordini nuovi

datemi altro

l’ombra [ombre] che si stacca dalla parola numero [nombre]



[Discontinuité, n. 1, giugno 1928]