Brulotti

Chi non ha memoria ha il futuro più conveniente

 
Secondo uno studio condotto da un etologo svedese, la media della memoria a breve termine degli animali è di 27 secondi. I cani, in particolare, dimenticherebbero un evento in soli due minuti, mentre agli scimpanzé possono bastare 20 secondi per rimuovere tutto dalla loro memoria a breve termine. Sorprende alquanto la scarsa memoria dei nostri parenti più prossimi, i primati, incapaci di conservare un ricordo se non per necessità di sopravvivenza. 
Seppur a digiuno di conoscenze etologiche, ci permettiamo di dissentire dalle conclusioni cui è giunto lo studioso svedese.
Egli non ha infatti preso in considerazione un soggetto del tutto particolare, in grado di stravolgere la media: l'animale politico. Un esemplare di tale genere è in grado di mantenere a mente un evento fino a 24/48 ore, prima di rimuoverlo del tutto. Ammettiamo però che spesso non si tratta di oblio vero e proprio, bensì di sovrapposizione mnemonica. Di priorità dei ricordi, se così si vuol dire. Per rendersene conto basterebbe osservare le alte e basse corti a noi più prossime.
Tutti sanno che poche ore dopo un'umiliante sconfitta elettorale, il segretario di un noto partito italiano ha annunciato le proprie dimissioni. Poi, dopo averle reclamizzate, è rimasto incollato al proprio posto. In lui infatti – bolso esemplare del rettile Demophila Vanitosa – è scattata perentoria la memoria associativa, quella che collega momenti ad eventi importanti, informazioni biologicamente rilevanti perché assicurano la sopravvivenza: poltrona uguale cibo. Il ricordo del confort dello scranno del potere è più radicato del ricordo della promessa di dimissioni.
Scendendo ad un livello più infimo, è facile osservare fino a che punto si rinunci alla memoria pur di sopravvivere quando il consenso scarseggia. Ad adottare questa strategia è il più minuscolo moscerino della politica, la Anarphila Minchionosa, un modello di studio universalmente usato nelle analisi per la semplicità del suo organismo, con l'obiettivo di dirimere un apparente paradosso della ideologia. Ma come si fa a sbandierare bellicosi propositi di rivolta pochi giorni dopo aver svolazzato attorno a funzionari delle istituzioni? E ripetere all'infinito questo andirivieni, nella ferma convinzione di tirare dritto e nella speranza di essere creduti?
Il fatto è che il cervello è la centrale di controllo di tutte le funzioni vitali, ed è essenziale al funzionamento dell’intero organismo: di conseguenza, quando il consenso è scarso, dei meccanismi detti di plasticità fenotipica fanno sì che nell'animale politico il cervello sia privilegiato rispetto agli altri organi (come il cuore). Tuttavia, il cervello è anche l'organo con il maggior dispendio energetico esistenziale, e ciò spiega la rinuncia dell'animale politico ad ogni potenziale mancanza di consenso, poiché ciò potrebbe lasciare l’intero organismo in un ambiente a lui sfavorevole. Quando le lotte scarseggiano, adattarsi al fine di competere per il consenso (macrosociale o microamicale) diventa più importante di qualsiasi altro fattore.
Come si vede, in qualsiasi specie di animale politico la memoria ha sempre vita breve. La strategia del rettile è quella di dimenticare per comandare. La strategia del moscerino è di dimenticare per sopravvivere. Ovviamente nessun animale politico, rettile o moscerino che sia, riuscirà mai a tenere a mente quell'antico detto popolare che ammonisce:
con le menzogne si può andare lontano, ma non si può più tornare indietro.
 
 
[17/3/18]