Brulotti

Le ore della Comune


Élie Reclus
Parigi, 22 Marzo 1871
 

I servizi pubblici sono nel più completo disordine, lo spreco e la confusione raggiungono proporzioni sublimi. Il governo di Versailles legifera che tutti gli impiegati che non disertano siano immediatamente revocati. Quante lacrime, quante angosce mortali in tutti questi disgraziati! Il salario, il pane di parecchie migliaia di famiglie è d'un tratto messo in discussione... Prevedendo questa tendenza di passione violenta, Versailles inaugura i procedimenti rivoluzionari. Resta da sapere se il governo conservatore, incamminandosi per una via che non è la sua, non si incammini in una immensa sciocchezza.

Non basta gridare: «Chi non è con me è contro di me», bisogna essere anche abbastanza forti per fare a meno dei servizi di tutta la moltitudine che non può seguirvi. Il governo di Versailles rende forse un grande servizio alla Comune di Parigi liberandola d'un tratto da tutti i suoi nemici tradizionali, dalle piattole burocratiche, dai cretini influenti, dai tiepidi in massa, dagli inerti che sprofondano sia la strada che il carro sotto il loro enorme peso. Quanti posti da distribuire, quanti interessi nuovi, quante fortune potranno ormai legarsi ai destini della Comune di Parigi! Il governo di Versailles strappa e conduce con sé i vecchi, i tronfii, gli infrolliti; esso stesso fa tabula rasa per i nuovi del Comitato Centrale. Il decreto che il Comitato non avrebbe mai osato emanare dal giornale ufficiale, bravamente Thiers lo firmò e Favre lo controfirmò.
Il Comitato Centrale offriva una transazione: il servizio della corrispondenza essendo un servizio d'interesse comune, di utilità assolutamente collettiva, sarebbe stato messo a parte, lo si sarebbe considerato come terreno neutro e strettamente internazionale. Il signor Rampont si mostrava soddisfatto di simili pratiche, gustava le proposte, discuteva le misure, concludeva degli impegni, e
 quando non si trattava più che passare all'azione pratica, l'ufficio centrale delle poste fu trovato vuoto, aveva sloggiato cogli impiegati, coi timbri, coi francobolli, coi registri.

Il governo dell'ordine organizzava esso stesso il disordine più completo, interrompeva le relazioni con Parigi, col resto della Francia, col mondo intero, gettando tutto in un caos indicibile.

Noi siamo nuovamente senza notizie delle nostre famiglie, dei nostri affari, dei nostri interessi, degli avvenimenti generali; le nostre lettere sono intercettate, Parigi non riceve più alcun giornale. I gendarmi del governo versailliese giungono perfino a togliere e lacerare le copie dell'Officiel Versaillais che si vorrebbero introdurre... Quante menzogne, quante menzogne si vanno spargendo ora fra gli ingenui, quante storie spaventose, di villanie e di follie, di saccheggi e di brigantaggio vanno ad ingolfare la credulità vorace di sette milioni d'elettori!

Non di meno, non possiamo ancora andare in collera. Questo arresto di notizie, queste minacce di guerra civile dopo la vergognosa e disastrosa guerra combattuta contro lo straniero, i seicento deputati rurali, lo sguaiato Picard, il piagnucoloso Favre, Thiers il piccolo, colla sua vanità colossale, ci impediscono di prenderli sul serio...

In altri tempi i drammi finivano con delle buffonate; la farsa odierna dovrà, essa, finire in una sanguinosa tragedia? In questo momento è possibile prevedere qualche cosa?...

Che cosa possiamo noi prevedere?...

Tre o quattro giorni ci separano dalla memorabile giornata del 18 Marzo. Un colpo di vento fulmineo ha gonfiato le vele del vascello della Repubblica; gli alberi hanno scricchiolato, ma tengono fermo ancora; eccoci lanciati in un mare sconosciuto attraverso scogli ignorati, senza sapere dove s'arresterà la nostra corsa impetuosa: contro una roccia o nel porto salvatore?

La tempesta urla, navighiamo nell'abisso, rimontiamo in cima alle onde, la nostra prua fende fischiando i flutti. Andiamo, andiamo sempre, andiamo avanti. È nella burrasca che si diventa uomini, è in faccia ai clamori della folgore che si sentono zampillare, come da una fonte, la vita e la volontà.

Portato subitamente al potere, il Comitato Centrale, composto in maggior parte da uomini onesti e risoluti, da un'intelligenza semplicemente ordinaria, non ha saputo, non sa ancora che cosa esso rappresenti; del resto, nessuno lo sa, ed i più intelligenti meno degli altri. È la situazione medesima ad essere indecisa e confusa... È la più gloriosa anarchia che si possa immaginare... Notte nera illuminata qua e là da sprazzi di folgore.
 
 
[La Commune de Paris au jour le jour, 1908]