Brulotti

Donne, uomini e bigott*

Rhadija Lamrani


 
Per creare una rivoluzione capace di porre fine ad ogni dominio, è necessario porre fine alla tendenza che tutti abbiamo a sottometterci. Ciò implica che osserviamo con sguardo acuto e spietato i ruoli che questa società ci impone e che ne individuiamo i punti deboli per liberarci e superarne i limiti.

La sessualità è un'espressione essenziale del desiderio e della passione individuale, della fiamma che può accendere sia l'amore che la rivolta. Quindi, può essere una forza importante della volontà dell'individuo in grado di elevarlo oltre la massa, in quanto essere unico e indomabile. Il genere, d’altro canto, è un comportamento costruito dall'ordine sociale per ostacolare questa energia sessuale, confinarla e limitarla, indirizzandola verso la riproduzione di questo ordine di dominio e sottomissione. Il genere è un ostacolo al tentativo di decidere liberamente il modo in cui si vuole vivere e relazionarsi. Tuttavia, finora gli uomini si sono visti concedere più libertà d’azione rispetto alle donne nell'affermare la propria volontà all'interno di questi ruoli. Le donne che sono individui forti e ribelli, lo sono proprio perché hanno superato la propria femminilità...

È deplorevole che il movimento di liberazione delle donne, riemerso negli anni 60, non sia riuscito a sviluppare una profonda analisi della natura del dominio nella sua globalità o del ruolo svolto dal genere nella sua riproduzione. Un movimento partito dal desiderio di liberarsi dai ruoli di genere per essere individui a pieno titolo e autodeterminarsi è stato trasformato in una specializzazione, esattamente come la maggior parte delle lotte parziali dell'epoca. Ciò ha garantito l'impossibilità in questo contesto di un'analisi totale.

Tale specializzazione è l’attuale femminismo, costituitosi a partire dal movimento di liberazione delle donne alla fine degli anni 60. Il suo scopo non è tanto la liberazione delle donne in quanto individui in relazione ai limiti del loro ruolo di genere, quanto la liberazione della «donna» come categoria sociale. Uno schema che, quando rientra nelle correnti politiche mainstream [più convenzionali], consiste nell'ottenere più diritti, riconoscimento e protezione per la donna in quanto categoria sociale ammessa dalla legge. In teoria, il femminismo radicale va oltre il mero piano legale avendo come obiettivo la liberazione della donna in quanto categoria sociale dal dominio maschile. E dato che il dominio maschile non viene perlopiù considerato come parte del dominio totale, la retorica del femminismo radicale assume spesso uno stile analogo a quello delle lotte di liberazione nazionale. Così, nonostante le differenze nello stile e nella retorica, le pratiche del femminismo mainstream e del femminismo radicale sovente coincidono. Non a caso.

La specializzazione del femminismo radicale consiste di fatto nell'elencazione dei torti commessi dagli uomini e patiti dalle donne. Immaginando che tale enumerazione un giorno finisca, la specializzazione non sarebbe più necessaria e giungerebbe il momento di superare l’elenco dei torti che hanno fatto soffrire per arrivare a un vero tentativo di analizzare la natura dell'oppressione delle donne in questa società, e prendere delle reali misure ponderate per porvi fine. Pertanto, il mantenimento di questa specializzazione rende necessario che le femministe ingrossino la lista dei torti all'infinito, giungendo perfino a spiegare che le azioni oppressive delle donne in posizioni di potere sono espressione del potere patriarcale, sollevando così queste donne dalla responsabilità delle loro azioni.

Ogni analisi seria dei complessi rapporti di dominio che esistono viene tralasciata a favore di un'ideologia secondo cui l'uomo domina e la donna è vittima di questo dominio. Ma la creazione dell'identità di una persona sulla base dell'oppressione che ha subito, della vittimizzazione che ha patito, non è fonte di forza o d'indipendenza. In compenso, crea un bisogno di protezione e di sicurezza che fa passare in secondo piano il desiderio di libertà e di autodeterminazione. In campo teorico e psicologico, una «sorellanza» astratta e universale può rispondere a tale esigenza. Ma per fornire una base a questa sorellanza, la «donna mistificata», esposta negli anni 60 come costruzione culturale di sostegno al dominio maschile, viene ravvivata sotto forma di spiritualità delle donne, di dea-madre, e di una miriade di ideologie femministe.
Il tentativo di liberare la donna in quanto categoria sociale raggiunge la sua apoteosi nel corso della ri-creazione del ruolo del genere femminile nel nome di una confusa solidarietà di genere. Il fatto che molte femministe radicali abbiano fatto ricorso a poliziotti, tribunali e altri programmi di protezione statale a livello pratico (imitando il femminismo mainstream) è sufficiente a sottolineare la natura illusoria della «sorellanza» che proclamano. Sebbene ci siano stati dei tentativi di superare tali limiti nel contesto del femminismo, la specializzazione è la sua pietra miliare da almeno trent'anni. In tutte le forme in cui è stata attuata, non è riuscita fino ad oggi a costituire una sfida rivoluzionaria né al genere, né al dominio.
Sarebbe nel contempo stereotipato ed errato affermare che gli uomini e le donne sono stati ugualmente oppressi dai rispettivi ruoli di genere. Il ruolo di genere maschile offre una maggiore libertà per affermare la volontà personale. Quindi, così come la liberazione delle donne dal proprio ruolo di genere non passa attraverso il diventare più mascoline, ma piuttosto superando la loro femminilità, l'obiettivo per gli uomini non è diventare più femminili, ma il superamento della loro mascolinità. Si tratta di scoprire la singolarità che c’è in ognuno di noi e che va al di là di tutti i ruoli sociali, e di farne il punto di partenza per agire, pensare e vivere nel mondo, nella sfera sessuale e in tutte le altre.
Il genere separa la sessualità dal resto del nostro essere, associandovi tratti specifici che consentono il mantenimento dell'attuale ordine sociale. Di conseguenza l'energia sessuale, che potrebbe avere un formidabile potenziale rivoluzionario, è limitata alla riproduzione dei rapporti di dominio e sottomissione, di dipendenza e disperazione. La miseria sessuale che ciò produce e il suo sfruttamento commerciale ci circondano. Il fatto che si esortino le persone, in maniera inappropriata, ad «abbracciare sia la loro mascolinità che la loro femminilità» è una conseguenza della mancanza di analisi relativa a questi due concetti e mostra quanto si tratti di invenzioni sociali al servizio del potere.
Se il nostro desiderio è quello di distruggere ogni dominio, allora è necessario superare tutto ciò che ci trattiene, superare il femminismo, sì, e superare il genere, perché solo così troveremo la capacità di creare una nostra indomabile individualità capace di ergersi contro ogni dominio senza esitazione. Se vogliamo distruggere la logica della sottomissione, questo dovrebbe essere il nostro obiettivo minimo.
La vita oggi è davvero troppo minuscola. Costretta in ruoli e rapporti che riproducono l'attuale ordine sociale, essa si concentra sul mediocre, su ciò che può essere misurato, stimato, comprato e venduto. La miserabile esistenza di commercianti e guardie giurate è stata imposta dappertutto, e la vera vita, la vita espansiva, la vita senza altri limiti che le nostre stesse capacità esiste unicamente nella rivolta contro questa società.