Brulotti

Senza giri di parole

 
Inutile negare o distogliere lo sguardo: ad ogni sussulto di lucidità, abbiamo l'impressione di vivere un'epoca in cui regna il realismo cinico e la disillusione. Un'epoca in cui i rapporti sono sempre più mediati dalla tecnologia, che porta alla perdita del significato e a credere che non si possa far nulla per cambiare. Un'epoca di spossessamento generalizzato e di apatia collettiva, dove ben poche cose si oppongono al dominio del denaro, allo sfruttamento e alla mercificazione di ogni elemento del globo, di ogni lembo di vita, fino al più intimo, alla devastazione e all'avvelenamento della terra, alla crescente influenza delle polizie e degli eserciti sulle nostre vite. Per i ricchi, i padroni e gli uomini di Stato, gli affari prosperano, mentre una parte degli sfruttati, non credendo più alle favole della democrazia e del progresso, sembra essere attirata dalla peste nazionalista, dai dogmi identitari e dalle camicie di forza religiose, fomentando l'esclusione e un ritorno ai valori tradizionali. Schiantati dall'ottusità sociale, dal cannibalismo sociale e dall'ignoranza reazionaria, gli orizzonti rivoluzionari sembrano allontanarsi sempre più dalla nostra esistenza.
Tuttavia, un barlume rimane acceso. Per chi sa vederli, qua e là, rivolte e conflitti sconvolgono la pace sociale, attacchi squarciano la notte, solidarietà ribelli si forgiano, infrangendo l’assuefazione all'obbedienza e alla rassegnazione, e attizzando la nostra volontà di continuare a lottare, a sperare e a pensare che niente sia ancora perduto. In quanto anarchici, siamo parte in causa di questa conflittualità diffusa. Per noi l'anarchismo non è né un'identità, né un bozzolo intessuto di certezze in cui installarsi confortevolmente, sul precipizio di un mondo che non ci appartiene. È un'idea che portiamo nei nostri cuori, una tensione che orienta il nostro agire, una volontà che ci muove. Insomma, un rapporto con il mondo che si può solo costruire nell'alterità da questo. Esiste un altro mondo, ma è dentro e risolutamente contro questo.
Ostili ad ogni autorità, contrari ad ogni strategia e manovra politica, refrattari alla delega e alla passività, ci sforziamo di riflettere, di comprendere la realtà che ci circonda per affinare le armi della critica e cercare nuovi angoli di attacco. Perché questo altro mondo dobbiamo amarlo, difenderlo, farlo crescere ed estenderlo, e per far ciò dobbiamo fare spazio, fare tabula rasa di questo.
In un'epoca di connessione permanente, di reti sociali virtuali, di zapping e di superficialità, vogliamo fare uno sforzo, lanciare una sfida a noi stessi e agli altri; sottrarci agli abbaglianti riflettori dello spettacolo continuo, rompere con l'urgenza di esserci, al fine di prenderci il tempo necessario per scambiare e confrontare posizioni, approfondire idee ed alimentare prospettive e progetti sovversivi. Alleggerirci dei pensieri preconcetti, dei riflessi condizionati dall'abitudine, allontanarci dai cammini già battuti, per avventurarci su sentieri imprevedibili. Ma anche accettare ed amplificare la molteplicità, minando il consenso e l'unione apparente ed ipocrita di cui hanno bisogno i politicanti ed i recuperatori della rivolta.
Un giornale, quindi, per veicolare idee che non appartengono ad un gruppo omogeneo e monolitico, ma che emanano da individui che le forgiano secondo la loro immaginazione, le loro esperienze e le loro rispettive tensioni.
Un giornale che, riconoscendo il flagello costituito da qualsiasi identità collettiva, non cerca altri interlocutori se non individui erranti in cerca di libertà, che pensano lontano dall'ombra di una cappella.
Un giornale che non è dipendente dall'attualità del «movimento», ma che cerca di interagire con i ribelli del suo tempo, fornendo eventualmente suggerimenti per le lotte in corso.
Un giornale che non tenta di aggrapparsi a tutti i conflitti sociali, pur vedendovi talvolta un terreno propizio alla sovversione.
Un giornale che scruta perdutamente nell'arsenale delle esperienze sovversive lontane, nel tempo come nello spazio, per arricchire le nostre attuali prospettive.
Un giornale che, affezionato al principio anarchico secondo cui qualsiasi separazione tra ciò che viene detto e ciò che viene fatto debba essere abolita, non cerca di farsi posto nel forum delle opinioni sterili e innoffensive, ma si dedica a tessere il legame tra pensiero e azione.
Un giornale che è anche questo: un'occasione per chi lo scrive, un invito per chi lo legge.
Siamo una minoranza nella minoranza, ma non per questo siamo disposti a rinunciare a una parte di noi stessi, a tacere le nostre divergenze o a fingere accordi per crescere quantitativamente. Perché la ricerca del numero ad ogni costo è inconciliabile con l'autenticità e la singolarità, veri germi preziosi che devono sbocciare in tutti gli ambiti della vita, e quindi anche nelle complicità che vogliamo intrecciare.
Lo sconvolgimento di questo mondo non sarà il frutto di condizioni oggettive, di strategie politiche o di alleanze fra differenti gruppi sociali, ma piuttosto la diffusione di slanci di libertà, di rabbia e di sogni smisurati, di una profusione di iniziative individuali e di lotte da portare avanti insieme. Ed è a questo che intendiamo contribuire. Con odio e amore, poesia e humour. Ma senza giri di parole.
 
 
[Sans Détour, Parigi, n. 0, giugno 2018]
 
 
NdT: in francese sans détour, letteralmente «senza deviazione», significa senza mezzi termini, senza giri di parole, in modo diretto, schietto.