Brulotti

Ai vagabondi, ai disoccupati, ai diseredati, ai poveri

Lucy Parsons
 
Mi rivolgo a voi, alle 35000 persone che in questo momento vagano per le strade di questa grande città con le mani affondate nelle tasche, a voi che fissate svogliatamente lo sfoggio di ricchezza e godimento cui non prendete parte, a voi che non siete in grado nemmeno di procurarvi da soli un tozzo di pane con cui placare gli spasmi della fame che vi morde le viscere. È a voi ed alle centinaia di migliaia di persone che si trovano nella stessa situazione, in questo grande paese dell'abbondanza, che desidero rivolgere queste parole.

Non avete forse sgobbato per tutta la vostra vita, da quando eravate sufficientemente grandi da venire usati nella produzione di ricchezza? Non avete lavorato a lungo, sodo e con fatica, per produrre tutte queste ricchezze? E sapete di aver prodotto, nel corso di tutti questi anni di fatiche, migliaia e migliaia di dollari di ricchezza — ricchezza che non avete posseduto, non possedete ora e di cui non avrete mai la minima parte, a meno che non agiate? Pensate a quando eravate costretti ad una macchina, ad una macchina costretta a fumare vapore, a sgobbare le vostre dieci, dodici o sedici ore al giorno; durante questo tempo, in tutti questi anni, sapete che del prodotto del vostro lavoro avete ricevuto soltanto quanto bastava per procurarvi le più rozze e volgari necessità per sopravvivere? E che quando volevate procurarvi qualcosa per voi e le vostre famiglie, era sempre della qualità più mediocre? E per poter andare da qualche parte dovevate aspettare fino alla domenica, guadagnando talmente poco col vostro lavoro ininterrotto che non vi permetteva di fermarvi neanche un momento? E sapete che, malgrado tutte le vostre rinunce, privazioni e risparmi, non siete mai stati in grado di far fronte, se non per pochi giorni, ai morsi del bisogno? E che alla fine, quando il capriccio del vostro datore di lavoro ha ritenuto opportuno creare una carestia artificiale limitando la produzione, quando i fuochi negli altiforni si sono spenti, quando il cavallo di ferro a cui siete stati imbrigliati è stato messo a riposo e la porta della fabbrica chiusa a chiave, vi siete ritrovati sulla strada come vagabondi, con la fame nello stomaco e gli stracci sulla schiena?

Ma il vostro datore di lavoro vi ha spiegato che è stata la sovrapproduzione a costringerlo a chiudere. A chi importava delle lacrime amare e delle fitte al cuore della vostra amata moglie e dei vostri figli indifesi, quando avete rivolto loro un affettuoso «Dio vi benedica» prima di imboccare la strada del vagabondaggio alla ricerca di un lavoro altrove? Vi chiedo, chi si è preoccupato per questi dolori e queste sofferenze? Adesso siete diventati solo dei vagabondi, da disprezzare e additare come «inutili perditempo e barboni» da quella stessa classe che in tutti questi anni si è adoperata a derubare voi ed i vostri cari. Quindi, non vedete che fra un «capo buono» e un «capo cattivo» non c’è alcuna differenza? Che siete la preda comune di entrambi, e che il loro compito è semplicemente di derubarvi? Non vedete che è il sistema industriale stesso da cambiare, e non il «capo»?

Ora che tutti i bei giorni d'estate e d'autunno sono trascorsi e non avete ancora un lavoro, e non avete potuto mettere niente da parte; ora che l'inverno imperversa dal nord e tutta la terra è avvolta in un sudario di ghiaccio; non ascoltate la voce dell'ipocrita che ammonisce che è stato Dio a decidere che «ci sono sempre stati i poveri», o l'arrogante ladro che vi rivela che «se non avete niente ora, è perché vi siete bevuti tutta la paga dell'estate scorsa quando avete lavorato; l'ospizio o un mestiere sono troppo per voi e meritereste di essere abbattuti». E vi spareranno davvero se presenterete le vostre richieste con troppa enfasi. Per cui, non ascoltateli, ma prendete nota! 
Il prossimo inverno, quando il vento gelido vi trafiggerà attraverso i vostri poveri stracci, quando il freddo vi congelerà i piedi attraverso i buchi delle vostre scarpe consumate, quando tutte le disgrazie sembreranno essersi concentrate su di voi e in voi, quando la miseria vi avrà segnato per sempre e la vita sarà diventata un peso e l'esistenza una beffa, quando avrete camminato di giorno per le strade e dormito di notte su dure panchine, e alla fine sarete determinati a togliervi la vita con le vostre mani — preferendo togliere il disturbo nel nulla assoluto piuttosto che sopportare ancora il peso di una tale esistenza —; se mai deciderete di gettarvi nel gelido abbraccio di un lago per non soffrire più a lungo, fermatevi prima di commettere questo ultimo tragico atto del dramma della vostra povera esistenza. Fermatevi! C'è niente che possiate fare per evitare un destino simile a quelli che state per far diventare orfani? I marosi si abbatteranno su di voi solo per deridere il vostro atto avventato. Ma fate una passeggiata sui viali dei ricchi e guardate attraverso le sontuose finestre delle loro dimore voluttuose, e lì troverete gli stessi identici ladri che hanno spogliato voi ed i vostri cari. Allora, che la vostra tragedia si consumi qui! Svegliateli dal loro allegro sport a vostre spese! Spedite loro la vostra petizione e lasciate che la leggano al rosso bagliore della distruzione. Così, quando lancerete «un lungo sguardo all’indietro», potrete esser certi di aver parlato con quei ladri nell'unica lingua che siano in grado di capire, non essendosi mai degnati di considerare alcuna richiesta dei loro schiavi a meno di essere costretti a leggerla al rosso bagliore della bocca del cannone, o di non vedersela consegnata sulla punta della spada. E non avrete bisogno di alcuna organizzazione quando deciderete di presentare questo genere di petizione. In effetti, un'organizzazione potrebbe essere dannosa per voi; ma ciascuno di voi, affamati vagabondi che state leggendo queste righe, servitevi dei piccoli strumenti di guerra che la Scienza ha messo nelle mani dei poveri, e diventerete una potenza qui o in qualsiasi altro paese. 
Imparate l'uso degli esplosivi!
 
[The Alarm, vol. I, n. 1, 4 ottobre 1884]