Brulotti

Tra l'indifferenza e la guerra

Oggi come ieri, le potenzialità omicide del terrorismo

sono poca cosa rispetto a quelle dei poteri statali; […]

nessuna organizzazione definita “terroristica” può competere con i governi,

 quando si tratta di sequestrare, torturare, far sparire persone.

H.M. Enzensberger

 

È solo di qualche settimana fa la notizia dell’ennesima strage compiuta nel Mediterraneo, al largo delle coste di Malta. Oltre 250 esseri umani sono morti, andati a picco assieme al barcone su cui erano stipati. Non si è verificato un incidente, ma si è compiuta una vera e propria strage, deliberatamente, scegliendo di non farli entrare nelle “proprie” acque nazionali e di non soccorrerli mentre morivano. E quando accade una cosa del genere bisogna risalire alle responsabilità, rintracciare mandanti ed esecutori. Non è difficile. Quella strage è il risultato finale di un vero e proprio atto terroristico perpetrato dagli Stati — non solo da quello maltese, su cui il governo italiano ha provato a far ricadere l’intera responsabilità.

Quella strage non è stata la prima e, purtroppo, non sarà l’ultima. Si calcola che dal 1988 siano stati oltre 16000 i morti attorno alle frontiere della Fortezza Europa. Genti in fuga da povertà, carestie, persecuzioni, guerre. Tutte condizioni create da governi ed economie – eccoli, mandanti ed esecutori delle stragi — in nome del profitto più alto ad ogni costo. Basta pensare alla guerra in Libia, una guerra a cui — ad un secolo esatto dal primo tentativo coloniale — partecipa anche l’Italia. Ma in realtà in questo secolo il colonialismo italiano in Libia non è mai terminato, e tra una guerra e l’altra si è imposto con la penetrazione economica di aziende italiane e con accordi bilaterali tra i governi italiano e libico. Imprese come Impregilo, Eni, Finmeccanica e Unicredit sono tra i principali sfruttatori delle popolazioni e delle risorse libiche, così come lo sono dei proletari italiani.

Alcuni hanno riconosciuto queste responsabilità — questo essere mandanti di stragi, questo essere terroristi — ed hanno deciso di non tacere. Hanno scelto di denunciare pubblicamente queste responsabilità e complicità nello sfruttamento e nelle stragi, di contrastarle e attaccarle, come unico mezzo di buon senso per non rendersi complici, come atto fattivo di solidarietà. Tra questi ci sono anche alcuni anarchici del circolo “Fuoriluogo” di Bologna, che proprio per essersi interposti tra l’indifferenza e la guerra, tra i mandanti e le stragi, sono stati oggetto di attenzione della Procura di Bologna, che ne ha arrestati cinque e sottoposto altri sette a minori restrizioni, oltre a sequestrare la loro sede, con l’accusa di associazione a delinquere.

Ma se opporsi alle guerre e ai governi che le compiono, se riconoscere le loro responsabilità terroristiche e quelle stragiste di colossi dello sfruttamento mondiale significa essere delinquenti, allora lo siamo anche noi. Se sono le leggi a perpetrare e riprodurre lo sfruttamento e la morte di milioni di disperati — al di qua e al di là del mare — allora è solo facendosi fuorilegge che ci si può sottrarre a questa responsabilità. Contrattaccare non può che essere un’ovvia conseguenza.

Anarchici

Via Massaglia, 62/b – Lecce

peggio2008@yahoo.it

Giovedì 12 maggio 2011, ore 17
piano seminterrato - Ateneo di Lecce

Proiezione del documentario “Delta oil’s dirty business”,
sull’opposizione allo sfruttamento delle multinazionali petrolifere;

a seguire discussione su guerra e repressione.

Mostra sui rapporti Italia-Libia: colonialismo passato e presente

Diffusione di materiale informativo