Brulotti

L’Influenza

Charles de Brhay
 
Passa un soffio, carico di pestilenza.
Le case vengono sigillate; i lumi diventano incandescenti; per la strada i passanti, col bavero rialzato, infagottati, la testa bassa, si affrettano ansiosi di non fare il brutto incontro.
E se fosse là, dietro l’angolo, rannicchiata in un cantuccio, la misteriosa assassina che porta con sé la grippe, la bronchite, la polmonite, la tisi?
All’uscita dei teatri si rabbrividisce, si viene attanagliati dall’angoscia, suo malgrado la mente corre alle recenti vittime che LEI ha aggredito con la sua fatale influenza. 
Che cos’è? Da dove viene?
In Belgio, in Spagna, in Inghilterra, in Italia e più oltre, in Russia e al di là degli Urali, LEI va, viene, si dimena, è al tempo stesso dappertutto e da nessuna parte, poiché nessuno l’ha vista o sa chi sia.
I dotti e gli scienziati si sono consumati gli occhi sui libri di magia, il loro povero cervello è a brandelli; si ammazzano per risolvere quel macabro rebus. Ma niente.
Una INFLUENZA. Tutto qui.
Un’influenza in ogni caso stranamente sottile, e non bruta e cieca come il Tifo, la Peste, il Colera. Un’influenza che sceglie il suo mondo e osserva le sue teste, prima di lanciare il proprio lazo e afferrare alla gola qualcuno da consegnare alla banda di bacilli affamati di bronchi e di polmoni.
Alla larga da straccioni, miserabili e morti di fame! ricerca i satolli, i pingui, i gaudenti di ogni delizia. Sfortunati loro se si avventurano nelle strade e LA sfidano. LEI colpisce senza preavviso, li strangola, spezza le loro membra, si insinua sotto il loro cranio, infuria nelle loro vene. È questione di pochi secondi, poi LEI si dilegua, si dirige altrove, dal vicino oppure a centinaia di miglia, mentre la sua vittima si contorce sotto i morsi dei dolori al petto. Ciò che accade dopo, le importa poco. LEI non giustizia, adesca, non è la carnefice, ma solo la procacciatrice. Una procacciatrice aristocratica che opera in alto loco. Il lavoro è più bello; c’è anche più soddisfazione ad attaccare, e la lotta vale la pena con simili nemici protetti e sostenuti da schiere di medicamenti, da appartamenti ben serrati e la fiamma crepitante della legna.
Nelle mansarde, negli asili notturni, sotto i ponti, che cosa potrebbe? La fame e il freddo vi combattono coi miserabili. Ci si tempra in quella lotta e ci si corazza contro le calamità. E, per sdegno o commiserazione, la influente li dimentica, li trascura, non vuole vederli.
LEI è la loro rivincita, quella degli sventurati, sui continui e spesso formidabili assalti che le altre epidemie sferrano contro di loro.
Quelle devastano i tuguri, ma l’assassina, LEI, lavora negli alberghi. Vuole candide lenzuola.
Ma che cos’è. Da dove viene?
I dotti e gli scienziati si sono consumati gli occhi sui libri di magia, il loro povero cervello è a brandelli; si ammazzano per risolvere quel macabro rebus. Ma niente.
Una influenza. Tutto qui.
Ma quale?
Quella della Legge che ha creato la natura e le sue risorse per tutti.
Sì, un incantesimo, l’effluvio vendicatore di quella legge di saggezza e di giustizia che per ristabilire l’equilibrio primordiale colpisce gli accaparratori del benessere.
Hanno creduto fosse solo una parola.
Ma l’INFLUENZA, la loro influenza, è l’INFLUENZA come la grippe è la grippe.
 
 
[L’Endehors, n. 36, 10 gennaio 1892]
 
 
NdT: Il titolo originale di questo sorprendente articolo era in italiano, così come in italiano è la parola influenza le ultime due volte che viene impiegata nel testo (prima in minuscolo, poi in maiuscolo). Ma in tutti gli altri casi l’autore usa la parola «influence» che vuol dire sì influenza, ma nel senso di effetto suggerito. L’influenza intesa come malattia è infatti la «grippe», che qui abbiamo intenzionalmente lasciato così per rendere tale significato. All’epidemia di un virus che fa scempio nei bassifondi, de Brhay contrappone il diffondersi di un altro genere di influenza, talmente sottile da colpire nelle alte sfere. E che evidentemente all’epoca era ben percepibile nell’aria, considerato che due mesi dopo la pubblicazione di questo articolo, l’11 marzo 1892, Ravachol e i suoi compagni sarebbero entrati fragorosamente in azione…