Brulotti

Signori, siete pazzi!

Lewis Mumford
I pazzi governano i nostri affari nel nome dell'ordine e della sicurezza. I capi-pazzi si fregiano col titolo di generale, ammiraglio, senatore, scienziato, amministratore, segretario di Stato e persino Presidente. E il sintomo fatale della loro follia è questo: hanno realizzato una serie di atti che alla fine condurranno alla distruzione dell’umanità, con la solenne convinzione di essere persone normali, responsabili, che vivono una vita equilibrata e perseguono scopi ragionevoli.

Giorno dopo giorno, senza esitazione, i pazzi continuano a percorrere i moti inesorabili della follia: moti così stereotipati, così banali, da apparire moti normali di uomini normali, e non compulsioni di massa di persone protese verso la morte totale. Senza alcun mandato pubblico, i pazzi si sono incaricati di condurci gradualmente verso quell'atto finale di follia che corromperà il volto della terra e spazzerà via le nazioni degli uomini, mettendo probabilmente fine ad ogni forma di vita sul pianeta.

Questi pazzi tengono una cometa per la coda, e pensano di dimostrare il proprio equilibrio mentale maneggiandola come fosse il petardo di un bambino. Ci giocano; ci fanno esperimenti; sognano comete più veloci e più grandi. Dai propri professori non hanno appreso come poter controllare le comete; così si limitano a prendere le tipiche precauzioni dei bambini che accendono un petardo. Senza chiedere il permesso di nessuno, hanno deciso di giocare ancora con questa forza cosmica, semplicemente per vederne le conseguenze in mare nel corso di una guerra che non dovrà mai arrivare.

Perché lasciamo che i pazzi continuino a giocare senza alzare la voce? Perché manteniamo una calma inerte di fronte a un simile pericolo? Una ragione c'è: siamo pazzi anche noi. Consideriamo la follia dei nostri leader l’espressione di una saggezza assodata e di buon senso comune. Stiamo lì ad osservarli imbambolati [...]. La nostra incapacità di agire è la misura della nostra follia. Guardiamo i pazzi e passiamo oltre.

In verità, i pazzi da noi eletti e nominati stanno collocando dei congegni infernali. Quando questi congegni scatteranno, le città esploderanno una dopo l'altra, come tanti petardi, facendo a pezzi e bruciando ogni residuo di vita. Sappiamo che i pazzi li stanno ancora costruendo, ma noi non chiediamo nemmeno loro per quale motivo, e tanto meno fermiamo il loro lavoro. Quindi anche noi siamo pazzi, pazzi che vivono fra i pazzi, indifferenti all'orrore che incombe rapidamente su di noi. Pensiamo solo alla prossima ora, al prossimo giorno, alla prossima settimana, ad ulteriore dimostrazione della nostra pazzia; perché, se continueremo così, l’avvenire sarà più mortifero di un cimitero.

Quando i nostri rivali entreranno nella corsa agli armamenti atomici, non sarà più possibile respingere la catastrofe totale. I pazzi prevedono che nelle prime ore 40 milioni di persone rimarranno uccise nel paese che non riuscirà a lanciare per primo la macchina infernale. Di fronte a queste aspettative e ansie non potrà essere mantenuta la promessa di non usare tali armi finché non veniamo attaccati noi stessi. La nazione che aspetterà d’essere attaccata sarà perduta e la nazione che attaccherà l'avversario ugualmente armato — ammettono i pazzi in uniforme — sarà anch’essa perduta. Quando alla fine scoppierà la guerra atomica, il pianeta diventerà il nostro campo di sterminio e le città i nostri inceneritori. Questo sarà l'omaggio finale dei pazzi al Capo Pazzo di tutti i Pazzi, a colui che morendo ha sparso attorno la polvere della follia che ci acceca e intorpidisce i nostri sensi.

Perché siamo preda di questa follia? Non ci è rimasto il minimo buon senso che ci dia l’energia di urlare e lottare contro i pazzi? Non abbiamo la forza di soffocare le macchine infernali che hanno creato e di sventare i loro preparativi al suicidio della razza umana? Nessuno che alzi una mano per fermare i pazzi? Sì, qua e là, dai tombini, da sopra i tetti, spinti attraverso una inferriata, o fatti scivolare sotto una porta da mani silenziose, cogliamo frenetici scarabocchi di messaggi indirizzati a tutti noi. Quei messaggi sono stati scritti dai pazzi più grandi, dagli uomini che hanno inventato la macchina superinfemale; uomini che, negli ultimi anni della loro demenza, sono rimasti sconvolti dal buonsenso.

Gli sconvolti, i risvegliati, sono gli unici a mostrare una normale consapevolezza del pericolo — prova ne è che i loro frenetici segnali vengono liquidati come follia. Più forte ci gridano, più le loro voci diventano inascoltabili. Nel momento in cui hanno acquisito coscienza del male cosmico che hanno causato, i risvegliati sono stati ridotti al silenzio dai guardiani dei pazzi in uniforme. Così ci inviano i loro messaggi in frammenti sparsi, o li sussurrano alle orecchie private di passaggio, poiché i loro custodi non possono permetter loro di parlare a voce alta onde consentire a uomini, donne e bambini di comprendere la loro storia e agire in propria difesa.

I pazzi che comandano non osano lasciarci leggere l'intero messaggio dei prigionieri, per non farci scuotere all'improvviso dal buonsenso. Il Presidente, i generali, gli ammiragli, gli amministratori hanno paura che la loro follia possa diventare più evidente se le parole sparse inviateci dai risvegliati venissero raccolte e lette in una frase intelligibile. Giacché il Presidente, i generali, gli ammiragli e gli amministratori ci hanno mentito circa la loro macchina infernale; hanno mentito con le loro dichiarazioni e ancor più hanno mentito con i loro silenzi. Mentono, perché non si tratta più di una singola macchina infernale ma di centinaia di macchine superinfernali; ora come ora, non più centinaia, ma migliaia. Questi pazzi sfrenati avranno presto abbastanza potere da sventrare, premendo un bottone, gli spazi vivi dell'umanità. Giorno dopo giorno, le riserve di caos aumentano sempre più.

Il potere detenuto dai pazzi è di un tale ordine che solo chi è sano di mente è consapevole che essi non posseggono la saggezza per usarlo. Ma i pazzi non vogliono farci sapere che quel potere è troppo assoluto, troppo divino, per essere affidato a mani umane; poiché i pazzi giocherellano vivacemente con la macchina infernale e le loro mani tremano d’impazienza per premere il bottone. Ci sorridono, quei pazzi; si mettono in posa davanti ai fotografi, sempre sorridenti; da pazzi, ribadiscono: «siamo più ottimisti che mai». E il loro folle ghigno è foriero della catastrofe che ci attende.

Mentendoci a proposito del segreto che non è tale, i pazzi mentono perfino a se stessi, per dare alla loro menzogna un'ulteriore parvenza di verità e alla loro follia l'aspetto esteriore di sanità mentale. Non attribuendo alla loro macchina altro utilizzo se non quello di distruggere, moltiplicano le nostre capacità di distruzione. Ogni loro atto è un atto di pazzia; anche adesso, in mezzo all'Oceano Pacifico, progettano un'ulteriore follia, con una curiosità da primati di scoprire un nuovo segreto che non è tale. A un atto folle è seguito un secondo atto folle, al secondo un terzo; e la fine sarà una morbosa compulsione a compiere l'ultimo atto irrecuperabile della follia mondiale — nell'interesse della sicurezza, della pace e della verità.

I pazzi si comportano come se nulla stesse accadendo, come se nulla stesse per succedere; prendono le abituali precauzioni da pazzi con la consueta fiducia da pazzi. Ma i risvegliati, quelli che sono ancora loro prigionieri, conoscono meglio le cose. Le implorazioni che ci hanno inviato con cautela sono rimaste in giro per mesi, solo i nostri corpi paralizzati e le nostre menti morte ci hanno impedito di cogliere i frammenti e metterli insieme. Leggiamo il loro messaggio completo: è l'unico avvertimento che avremo mai.

Ecco il messaggio dei risvegliati:

«I pazzi stanno pianificando la fine del mondo. Ciò che chiamano continuo progresso nella guerra atomica significa sterminio universale, e ciò che chiamano sicurezza nazionale è un suicidio organizzato. Man mano che il nostro potere si avvicina all'infinito, la nostra sicurezza scende a zero. C'è un solo dovere da compiere: ogni altro compito è un sogno e una presa in giro. Fermare la bomba atomica. Fermare la costruzione della bomba. Eliminare completamente la bomba. Smantellare ogni bomba esistente. Annullare ogni piano per l'uso della bomba, poiché questi piani intelligenti si basano sulla follia pura. […]

Sappiamo che non esiste una rapida via d'uscita da questa follia, poiché la cooperazione dell'umanità non può essere acquistata a buon mercato dal terrore; ma il primo passo, l'unico efficace passo preliminare, è quello di porre fine alla bomba atomica. Non si può parlare da uomini sani di mente attorno a un tavolo di pace mentre sotto si ode il ticchettio della bomba atomica. Non considerare la bomba atomica come arma di offesa; non considerarla un’arma di ritorsione; non considerarla uno strumento di polizia. Trattare la bomba per quello che veramente è: la follia visibile di una civiltà che ha cessato di amare la vita e di obbedire alle leggi della vita. […]  Dire che come uomini siamo troppo orgogliosi per volere la distruzione del resto dell'umanità, anche se quella follia potrebbe salvarci per qualche insignificante attimo. Dire che siamo troppo saggi per immaginare che la nostra vita abbia valore o scopo, sicurezza o continuità, in un mondo devastato dal terrore o paralizzato dalla minaccia del terrore».
È scritto questo nel messaggio dei risvegliati. […]

Nel frattempo, l'orologio nella macchina infernale fa tic-tac e il giorno finale si avvicina. È giunto il momento di agire; prima che sia troppo tardi, i moti automatici e compulsivi dei pazzi devono essere drasticamente fermati.
 
 [The Saturday Review, 2 marzo 1946]