Brulotti

Provocazione creativa

Noel Ignatiev
 
Come possono dei piccoli gruppi di rivoluzionari convincere la maggioranza delle persone comuni della necessità di una rivoluzione e persuaderle a compiere i passi necessari per realizzarla? È il quesito di fondo per chiunque si consideri rivoluzionario. Le risposte variano tra i gruppi e spesso al loro stesso interno: alcuni cercano di ottenere la fiducia delle masse dimostrando il proprio impegno nel movimento di riforme, altri sottolineano l’importanza di convincere i leader naturali che emergono dalle masse, altri ancora sostengono l'una o l'altra richiesta che «radicalizzi le masse», alcuni «l’integrazione con le masse», altri la costruzione di modelli che prefigurano la nuova società, altri ancora fanno leva sulla propaganda dei motivi per cui dovrebbe essere rovesciato il sistema esistente e istituito uno nuovo al suo posto, e così via. Tutti questi approcci hanno in comune il presupposto che le azioni della minoranza cosciente siano cruciali per spingere la maggioranza solitamente inerte verso la coscienza e l'azione rivoluzionarie. Come corollario, concordano sul fatto che tali azioni si manifestino principalmente attraverso la partecipazione a lotte pro riforme pratiche che precedono la crisi rivoluzionaria.
I rivoluzionari si stanno ponendo la domanda sbagliata? È possibile che i movimenti riformisti e le azioni dei rivoluzionari coscienti per promuoverli non siano determinanti nel plasmare il corso degli eventi? Di seguito ripercorro il periodo che ha preceduto la Guerra Civile, concentrandomi sulle azioni «estremiste» che l’hanno determinata. Il mio scopo è di illustrare come i rivoluzionari anteguerra abbiano fatto la differenza, e indicare qualche corso ai loro odierni omologhi.
La Guerra Civile è stata la più grande rivoluzione nella storia americana e gli abolizionisti erano i rivoluzionari americani di spicco del periodo.
L'American Anti-Slavery Society fu fondata nel 1833. Aveva aderenti che viaggiavano in tutti gli Stati liberi, tenendo pubblici comizi, diffondendo libri e periodici ed aiutando a costituire associazioni locali. Nel 1838 l'organizzazione nazionale contava circa 250.000 membri, un numero approssimativamente paragonabile, data la popolazione dell'epoca, all’attuale numero di persone di sinistra di tutte le sfumature, benché in proporzione superiore al totale dei membri di tutti i gruppi rivoluzionari di oggi.
Il loro lavoro «pratico» consisteva principalmente nel presentare petizioni al Congresso perché si abolisse la schiavitù e la tratta degli schiavi nel Distretto di Columbia. I singoli abolizionisti si davano da fare per porre fine all'esclusione dei neri dal commercio, aprire scuole per bambini neri, spingendo la loro ammissione alla scuola pubblica e cercando di porre fine alla segregazione sui mezzi di trasporto pubblici. La stampa antischiavista pubblicizzava questi sforzi.
Sebbene gli abolizionisti citassero come ragioni per abolire la schiavitù la negazione dell'alfabetizzazione per gli schiavi e la disgregazione delle famiglie, non cercarono di correggere tali «abusi» con la legislazione. Sarebbe stato sconsiderato appellarsi agli schiavi affinché si unissero alle loro società o tentare di «organizzarli» per migliorarne le condizioni (1). Sotto questo aspetto, il loro comportamento si differenziava da quello degli attuali progressisti.
Oltre a denunciare il sistema schiavista, gli abolizionisti contrastarono le istituzioni che lo imponevano e lo sostenevano; l'obiettivo era di spaccarle, paralizzarle, renderle inefficaci, in una parola abolirle. Tali istituzioni includevano i vari rami del governo, le sue leggi, la Costituzione e l'Unione stessa. In molti contribuirono ad aiutare gli schiavi fuggitivi, con mezzi sia pubblici che clandestini. Dato che la loro era una crociata morale ed essendo le chiese pilastri importanti del sistema schiavista, cercarono di attaccarle in vari modi (2).
Poco dopo il suo convegno del 1840, l'Anti-Slavery Society avviò una campagna per spingere il nord a separarsi dall'Unione. Portandolo fuori dall'Unione, auspicava di liberarlo dalla necessità di far rispettare la Legge sugli schiavi fuggitivi. In ogni manifestazione abolizionista lo slogan «nessuna Unione coi padroni di schiavi» si traduceva nella promessa solenne di non rimandare mai indietro lo schiavo fuggitivo che avesse messo piede in un territorio libero. Quando Garrison bruciò la Costituzione in un incontro pubblico, il 4 luglio 1854, manifestò una strategia. Nel ventesimo secolo sarebbe diventata nota come strategia del potere duale.
Gli abolizionisti non hanno avuto quasi alcun successo «pratico»: non hanno ottenuto vittorie paragonabili alla giornata di otto ore, alle leggi sul lavoro minorile, al riconoscimento sindacale, alla previdenza sociale, all'assicurazione contro la disoccupazione o ad altri risultati di cui si vanta la sinistra moderna. La segregazione rimase quasi universale nel Nord del paese; sebbene i tentativi di soccorrere gli schiavi fuggitivi abbiano portato a drammatici conflitti, ben pochi ebbero successo; la Ferrovia Sotterranea non ebbe conseguenze dirette significative sul numero di persone ridotte in schiavitù. Le chiese rimasero intatte. Persino l'attività a cui gli abolizionisti dedicavano la massima attenzione, le petizioni al Congresso, non ebbe alcun effetto diretto: nel 1837 presentarono petizioni con oltre 400.000 firme ma il Congresso rifiutò di accettarle.
Il fallimento degli abolizionisti nell’ottenere risultati concreti non dovrebbe tuttavia indurre a liquidarli come inefficaci, come hanno fatto diversi storici. Ognuna delle loro campagne contribuì a spingere il paese verso la Guerra Civile, condizione e punto di svolta nell'abolizione della schiavitù.
La campagna di petizioni non sortì alcun effetto diretto sulla schiavitù nel Distretto (3). Ma spinse il Sud a far passare una «Legge del bavaglio» che vietava al Congresso di ricevere petizioni relative a quell’argomento. Mentre erano pochi i nordisti colpiti dalla schiavitù al punto da agire contro di essa, molti di loro finirono col capire che non erano solo i diritti dello schiavo a venire violati dal potere schiavista.
Accadde lo stesso con la legge sugli schiavi fuggitivi. Le leggi nordiste sulla libertà personale e la riluttanza delle giurie locali a restituire i fuggiaschi non erano gradite ai sudisti i quali furono spinti a promuovere, e infine approvare, una legge sugli schiavi fuggitivi che trasferiva l'autorità dagli Stati al governo federale, rendendo così ogni funzionario nordista eletto un agente del potere schiavista. Molti nordisti, che avevano sentimenti contrastanti riguardo la presenza in mezzo a loro di un gran numero di neri, si trasformarono in oppositori del potere schiavista quando si resero conto che erano i propri diritti, non solo quelli dello schiavo, ad essere in pericolo.
Il conflitto in Kansas può essere fatto risalire allo schiavo in fuga. «[Senza] neri in cerca di libertà, nessuno schiavo sarebbe fuggito. Senza schiavi fuggitivi, non sarebbe scoppiata nessuna crisi della legge sugli schiavi in fuga. Senza le fughe, gli schiavisti del Missouri occidentale si sarebbero preoccupati meno di avere un territorio libero su un terzo lato, il Kansas» (4). Molti nordisti, a cui non interessava affatto che il Kansas entrasse nell'Unione come territorio libero o di schiavitù, rimasero indignati per il comportamento del potere schiavista in quella zona. «Insanguinare il Kansas» diventò il loro appello.
Lo schiavo fuggitivo fu un catalizzatore per la rivoluzione. La popolazione nera del nord, composta in misura considerevole da schiavi fuggitivi, oltre a fornire la base del movimento abolizionista, ne stabilì il programma e ne indicò la direzione. 
C.L.R. James lo spiega bene: «Lo schiavo ribelle, il negro libero perseguitato e l'intellettuale del New England si unirono e costrinsero la nazione ad affrontare la questione della schiavitù».
L'attacco di John Brown ad Harpers Ferry fu l'applicazione logica della strategia del potere duale. Il suo impatto maggiore non fu militare, ma intellettuale ed emotivo. Come disse Wendell Phillips, Brown «ha fatto impazzire il sud». I proprietari di schiavi reagirono furiosamente al raid: imposero un boicottaggio alle manifatture del nord, chiesero nuove concessioni al governo e iniziarono a prepararsi alla guerra. Con l'arroganza delle loro richieste, costrinsero la popolazione del nord a resistere.
La schiavitù alimentò la ribellione, che provocò la repressione, che portò i neri a lasciare il sud dando origine a una comunità nera nel nord, che fu la base dell'abolizionismo, che generò John Brown, che provocò la rappresaglia sudista, che costrinse i nordisti alla resistenza, che portò alla Guerra Civile.
Che aspetto ha la storia dal punto di vista degli estremisti sudisti favorevoli allo schiavismo?
Almeno tre decenni prima della Guerra Civile, esistevano già negli Stati sudisti persone che propugnavano la secessione sulla base del fatto che non si potesse fare affidamento sull'Unione per proteggere lo schiavismo. Venivano chiamati «mangiatori di fuoco»; i più noti tra loro erano William Lowndes Yancey, Robert Barnes Rhett e Edmund Ruffin. Erano speculari agli abolizionisti, che come loro si svilupparono in opposizione ai moderati del proprio campo. La storia di come una piccola banda di estremisti sia arrivata a svolgere un ruolo importante nella preparazione di un'insurrezione contro un potere costituito è istruttiva per chiunque auspichi di fare lo stesso oggi.
I mangiatori di fuoco erano una minoranza di una minoranza; in un settore che costituiva una minoranza della popolazione del paese, essi rappresentavano una tendenza minoritaria. Per di più, il Sud schiavista si stava restringendo come porzione dell'intero Sud: gli schiavi venivano smaltiti da Nord a Sud, e dagli Stati schiavisti più vecchi a quelli più nuovi, dando luogo a una distinzione tra Sud inferiore, medio e superiore (quest'ultimo costituito dagli Stati che confinavano con gli Stati liberi).
Il partito Democratico e quello Whig erano precarie coalizioni degli interessi nordisti e sudisti. Mentre entrambi i partiti ricevevano sostegno da entrambe le regioni, il Partito Democratico era più forte al Sud e lo forniva regolarmente con la maggior parte della sua forza congressuale e presidenziale, mentre i Whigs facevano lo stesso al Nord. Se gli abolizionisti nordisti desideravano distruggere il partito Whig, i mangiatori di fuoco sudisti adottarono lo stesso atteggiamento nei confronti del Partito Democratico.
I sudisti erano una minoranza all'interno del Partito Democratico nazionale. La loro influenza dipendeva dalla legge secondo cui le nomine presidenziali richiedevano l'accordo di due terzi dei delegati alle convenzioni, e dal timore che i sudisti avrebbero lasciato il Partito se le loro aspirazioni fossero state ignorate. In definitiva l'unità del Partito dipendeva dal desiderio dei Democratici nordisti di evitare una scissione. Fino a che punto erano disposti ad arrivare per conciliare il Sud dipendeva da quanto i loro elettori nordisti avrebbero tollerato.
Finché i difensori della schiavitù avessero ritenuto di poter fare affidamento sul Partito Democratico per proteggere i propri interessi, avrebbero rifiutato la secessione. Il compito dei mangiatori di fuoco era quindi di distruggerlo. La loro insistenza nel far passare una Legge del bavaglio, anche a costo di inimicarsi gli alleati democratici nordisti, illustra come abbiano fatto a raggiungere il loro obiettivo.
I mangiatori di fuoco, come gli abolizionisti, intrapresero un percorso diverso: cercarono di dividere tutto ciò che poteva essere diviso, di tracciare una linea netta tra loro ed i moderati, e costituirsi come polo distinto contro il consenso dalla loro parte. In nessun momento i mangiatori di fuoco cercarono di unire tutte le forze favorevoli allo schiavismo, cercarono di costringere i moderati all'interno del campo schiavista ad adottare la secessione loro malgrado.
In sintesi, la crisi rivoluzionaria della Guerra Civile non avvenne attraverso la partecipazione prolungata degli estremisti alla lotta per le riforme, ma attraverso un processo di provocazione reciproca in cui le azioni di una parte suscitarono una reazione nell'altra, un processo di cui facevano parte le azioni della minoranza rivoluzionaria. Vale la pena domandarsi quale questione e tattica offrano oggi un simile potenziale.
 
 
(1) Gli schiavi usavano vari mezzi per migliorare la loro oppressione, a parte la fuga o la ribellione. 
(2) Stephen Foster (il marito di Abby Kelley) era solito entrare in chiesa, interrompere la cerimonia e denunciare il sacerdote e la congregazione d’essere una «confraternita di ladri» per i loro legami con i correligionari sudisti; espulso fisicamente (spesso scaraventato giù dagli scalini), si alzava, si spolverava e passava alla chiesa successiva, ripetendo la performance.
(3) Fino al 1850 là era permessa la vendita pubblica di schiavi. Il Congresso non si adoperò mai per abolire la tratta degli schiavi da uno Stato all'altro, e fra il 1850 ed il 1859 contemplò la riapertura della tratta che era stata vietata nel 1808. Non c'era alcun modo costituzionale per abolire la schiavitù nel paese nel suo insieme, dato che un emendamento richiedeva l'approvazione di tre quarti degli Stati in un momento in cui c'era un numero uguale di Stati liberi e schiavisti.
(4) Benché per motivi logistici gli schiavi fuggitivi non potessero costituire un fattore significativo nel profondo Sud, lo erano in luoghi in cui la relativa facilità di fuga riduceva il valore di uno schiavo e persuadeva i proprietari di schiavi a venderli «lungo il fiume», sbiancando lo Stato e minacciando l’abolizione. Se gli Stati del Delaware, Maryland, Kentucky e Missouri avessero abolito la schiavitù come avevano fatto la Pennsylvania e il New Jersey, il numero di Stati schiavisti si sarebbe ridotto a 11, aumentando la pressione sugli altri e sollevando lo spettro dell'emancipazione costituzionale. Il timore di questa possibilità portò all'annessione del Texas e al tentativo di portare il Kansas nell'Unione in quanto Stato schiavista. Freehling aveva questa interpretazione. John Ashworth, invece, riconosce l'importanza delle azioni degli schiavi, sebbene a suo parere la resistenza degli schiavi portasse i proprietari di schiavi a cercare la lealtà della maggioranza bianca che non possedeva schiavi, che si basava in gran parte sulla speranza che un giorno avesse potuto possedere schiavi; la necessità di soddisfare questa maggioranza bianca portò il Sud a cercare di estendere la schiavitù in nuovi territori, il che portò al conflitto nel West, e poi alla Guerra Civile.