Brulotti

La vera divisione

Sebbene non fosse certo un nemico di ogni autorità, George Orwell aveva colto nel segno quando pose così i termini della questione: «la vera divisione non è fra conservatori e rivoluzionari, ma fra autoritari e libertari». Ma chi è disposto ad ammettere, a riconoscere tale divisione? Di fronte alla dilagante potenza dell'ideologia, quella che attraverso un martellamento quotidiano frastornante dalla nascita alla morte inculca in tutti noi la certezza che solo l'autorità sia al tempo stesso fonte e garanzia di libertà, quanti hanno il coraggio di affrontare la solitudine che comporta non il semplice ricordare, ma vivere un simile pensiero? Non è facile, non è comodo, non è rassicurante, non è popolare. Detto su un altro registro — non è funzionale, non è producente, non è efficace, non è conveniente.
Ai giorni nostri molti rivoluzionari sembrano conservatori e molti conservatori rischiano ben di apparire rivoluzionari. E per molti è bello tuffarsi in questo chiassoso bazar dove tutto si mescola e si incrocia con tutti e non esistono più fastidiosi limiti al fare affari, nevvero? Ma la «vera divisione», quella, resta. Immutata. E si staglia impietosa sulle piccole miserie umane di chi è pronto ad invitare magistrati, sventolare Costituzioni, rivendicare sentenze di tribunale o aggrapparsi a vicequestori per difendere le proprie e altrui libertà e dignità.
Abbandoniamo viali, strade e piazze della polis, un territorio a noi ostile. Andiamo nella foresta. Anche da soli, se necessario. Che i disertori di questo mondo comincino a differenziarsi dal pensiero dominante e proseguano lontano dalle piste battute al fine di scoprire, di inventare i propri sentieri. Solo questa idea di diserzione non si accontenta di prendere atto della vera divisione, ma la rende viva, le dà carne e sangue. Perché non si tratta solo di un rifiuto, ma di un invito a reinventare qui e subito la nostra esistenza, a passare con armi e bagagli dall'altra parte.
 
[30/09/21]