Brulotti

Fasci d'erba

Nato sotto il cielo plumbeo di Berlino, era solito trascorrere le vacanze in un paese mediterraneo, assolato, caldo, bagnato dal mare. Coi suoi tratti somatici spiccava in mezzo agli abitanti locali, di cui aveva imparato l'idioma, i quali per lo più lo trattavano con cortesia, talvolta con indifferenza. Non tutti, però. Fra loro c'era anche chi lo guardava in cagnesco, con sospetto, con trattenuto rancore. Un giorno ebbe la sventura di imbattersi in uno di loro, che al suo saluto rispose sbraitando:
«Cosa vuoi? Perché mi saluti? Siamo forse amici?»
«Ehm, no, mi scusi, non sapevo che... non volevo...»
«Non sapevi cosa? Non volevi cosa? Non sapevi di essere un nazista? Non volevi sterminare gli ebrei e i miei connazionali?»
«Come? Cosa? Ma io non ho mai sterminato nessuno...»
«E chi se ne frega di cosa hai fatto tu! Pensi per questo di non essere responsabile di ciò che hanno fatto quelli come te
«Ma quelli come me, chi? Io non...»
«Maledetto crucco, nazista, voi tedeschi siete tutti nazisti! Non è mica un caso se Hitler era il leader della Germania!»
«Ma io non ero nemmeno nato all'epoca! Io non sono responsabile...»
«Sì, sempre con questa scusa! Non sei forse tedesco? Stai zitto che è meglio, non sopporto sentire quella maledetta lingua, quella vostra cadenza da SS!»
«Ma è assurdo! Le ripeto, io non sono nazista...»
«Ma certo che lo sei, ti dico: tutti i tedeschi sono nazisti! Anche se non lo sono adesso, lo diventeranno domani, appena ne avranno l'occasione»
«Ma cosa sta dicendo? Non ha senso...»
«Questo lo dici tu, nazista di merda! Fai parte del popolo che ha sterminato milioni di ebrei, che ha scatenato la seconda guerra mondiale, che ha invaso mezza Europa massacrando popolazioni innocenti»
«Ma è successo ottant'anni fa! È stato orribile, certo, ma io non...»
«Tu non, cosa? Tu non c'entri? E cosa vuoi che mi interessi di cosa tu hai fatto o non hai fatto? Tu non hai mai bruciato, torturato, ucciso? Ma i tuoi parenti sì, i tuoi connazionali sì, quelli come te sì! Con tutto il dolore e la sofferenza che i crucchi come te hanno provocato, hai anche il coraggio di venire qui? E mi saluti pure? Vuoi che ti urli sieg heil? Dovresti strisciare e chiederci scusa!»
Soddisfatto per aver detto il fatto suo a quel crucco nazista di merda, l'abitante del paese riprese la sua strada. Arrivato nei pressi di casa s’imbatté in una sua vicina, di natura riservata, e la salutò. Lei lo guardò con livore e rispose:
«Cosa vuoi? Perché mi saluti? Siamo forse amici?»
«Ehm, no, mi scusi, non sapevo che... non volevo...»
«Non sapevi cosa? Non volevi cosa? Non sapevi di essere un maschio? Non volevi forse stuprarmi?»
«Come? Cosa? Ma io non ho mai stuprato nessuno...»
«E chi se ne frega di cosa hai fatto tu! Pensi per questo di non essere responsabile di ciò che hanno fatto quelli come te
«Ma quelli come me, chi? Io non...»
«Maledetto porco, maschilista, voi uomini siete tutti stupratori! Non è mica un caso se pensate sempre solo a violentarci!»
«Ma io non ho mai pensato una cosa simile! E non sono responsabile...»
«Sì, sempre con questa scusa! Non sei forse un uomo? Voltati dall'altra parte che è meglio, non sopporto sentire su di me quei maledetti occhi, quel vostro sguardo da stupratori!»
«Ma è assurdo! Le ripeto, io non sono uno stupratore...»
«Ma certo che lo sei, anch’io te lo ripeto: tutti gli uomini sono stupratori! Anche se non lo sono adesso, lo diventeranno domani, appena ne avranno l'occasione»
«Ma cosa sta dicendo? Non ha senso...»
«Questo lo dici tu, maschio di merda! Fai parte del genere che da secoli opprime miliardi di donne, le sottomette, le discrimina, le violenta»
«Sì, è successo e purtroppo succede ancora. È orribile, ma io non...»
«Tu non, cosa? Tu non c'entri? Ma cosa vuoi che mi interessi di cosa tu hai fatto o non hai fatto? Tu non ci hai mai seguito, palpato, stuprato? Ma i tuoi amici sì, i tuoi connazionali sì, magari i tuoi parenti sì, quelli come te sì! Con tutto il dolore e la sofferenza che i maschi come te hanno provocato a noi donne, hai anche il coraggio di guardarmi? E mi saluti pure? Vuoi che ti dia il culo? Dovresti strisciare e chiederci scusa!»
Soddisfatta per aver detto il fatto suo a quel maschilista stupratore di merda, la donna riprese la sua strada. Arrivata nei pressi del parcheggio s'imbatté in una sua compaesana, un'immigrata arrivata da tempo dall'Africa, e la salutò sorridendole. Lei la fissò e con rabbia rispose:
«Cosa vuoi? Perché mi saluti? Siamo forse amiche?»
«Ehm, no, scusami, non sapevo che... non volevo...»
«Non sapevi cosa? Non volevi cosa? Non sapevi di essere una privilegiata bianca? Non volevi colonizzarmi?»
«Come? Cosa? Ma io non ho mai colonizzato nessuno...»
«E chi se ne frega di cosa hai fatto tu! Pensi per questo di non essere responsabile di ciò che hanno fatto quelli come te
«Ma quelli come me, chi? Io non...»
«Maledetta stronza, privilegiata, voi bianchi siete tutti dei colonialisti! Non è mica un caso se pensate sempre solo a sfruttarci!»
«Ma io non ho mai pensato di sfruttarti! E non sono responsabile...»
«Sì, sempre con questa scusa! Non sei forse una bianca? Sparisci che è meglio, non sopporto vedere quella maledetta pelle, quel vostro colore slavato di colonialisti!»
«Ma è assurdo! Te lo ripeto, io non sono una colonialista...»
«Ma certo che lo sei, anch’io te lo ripeto: tutti i bianchi sono colonialisti. Anche se non lo sono adesso, lo diventeranno domani, appena ne avranno l'occasione»
«Ma cosa stai dicendo? Non ha senso...»
«Questo lo dici tu, colonialista di merda! Fai parte della razza che da secoli opprime miliardi di neri, che li schiavizza, che li sfrutta, che li priva della loro identità»
«Sì, è successo e purtroppo succede ancora! È orribile, ma io non...»
«Tu non, cosa? Tu non c'entri? Ma cosa vuoi che me ne freghi di cosa tu hai fatto o non hai fatto? Tu non ci hai mai insultato, discriminato, sfruttato? Ma i tuoi connazionali sì, i tuoi amici sì, magari i tuoi parenti sì, quelli come te sì! Con tutto il dolore e la sofferenza che i bianchi come te hanno provocato, hai anche il coraggio di salutarmi? E mi sorridi pure? Vuoi che ti faccia da sguattera? Dovresti strisciare e chiederci scusa!»
Soddisfatta per aver detto il fatto suo a quella bianca colonialista di merda, l'immigrata riprese la sua strada. Stava arrivando a casa quando s'imbatté in un cane. Sì, un cane, l'animale che da millenni viene messo alla catena, maltrattato, bastonato, torturato e trucidato da esseri umani di ogni razza e di ogni genere, bianchi e neri, uomini e donne. Il cane la guardò e, vedendo in quell'essere umano solo un possibile compagno di giochi, le si avvicinò scodinzolando felice.
Che stupidi sono gli animali, nevvero?
 
[2/11/21]