Brulotti

La fabbrica dei cittadini

Qualcuno probabilmente se lo ricorderà quel film, The Stepford Wives, uno dei tanti tratti dai romanzi di Ira Levin. Uscì nel 1975 e diventò una sorta di classico, tanto che nel 2004 ne è stato fatto un pessimo remake. Qui in Italia fu intitolato La fabbrica delle mogli e raccontava la storia di una famigliola di medio-alto ceto trasferitasi dalla grande metropoli in un piccolo paesino (che ospitava le sedi di varie industrie tecnologiche). Paesino inquietante, pieno di donne sposate che pensavano solo a fare lavori domestici, a chiacchierare fra loro di amenità ed a soddisfare i propri adorati mariti. Ciò avveniva perché dopo pochi mesi dall'arrivo di una nuova famiglia, le mogli venivano sostituite con perfetti cloni-robot. Ed erano i rispettivi mariti a farlo, dopo essere stati accolti nel locale Circolo degli Uomini, nessuno escluso. Tutti persuasi che fosse meglio avere al proprio fianco un automa sottomesso ed obbediente al posto di una donna in carne ed ossa, indipendente, con un proprio carattere e proprie esigenze.
Quasi mezzo secolo dopo, guardando a quanto accade oggi, alla velocità con cui vengono adottati comportamenti ritenuti fino a ieri impensabili, vien da chiedersi se la realtà non abbia superato la fantasia. In fondo, chi vuole sentirsi dire solo signorsì ha a propria disposizione la tecnologia più avanzata, non ha neppure bisogno di costruire robot sostitutivi. Ha la possibilità e i mezzi per «formattare» direttamente i propri sudditi umani. Inoltre, perché fabbricare solo le mogli quando si possono fabbricare tutti i cittadini, senza distinzione di genere e di razza? Cittadini che pensino solo a lavorare, a chiacchierare fra loro di amenità ed a soddisfare i propri adorati padroni.
Ci viene in mente l'ultimo dialogo di quel film, quello fra il capo del Circolo degli Uomini e la protagonista ormai con le spalle al muro e in procinto d’essere sostituita. Lui, premuroso e rassicurante, lei, desiderosa di fare una sola domanda. Domanda ovvia, che avrà la sua indimenticabile risposta.
«— Non è come pensi tu, ti sei fatta un'idea sbagliata. Ti sei sbagliata fin dal primo momento. Non è quello che immagini, è solo un altro... modo di essere. Entra in quest'ordine di idee e vedrai che tutto andrà bene.
— Perché…?
— Perché? Perché possiamo. Abbiamo il modo di farlo ed è perfetto. Perfetto per noi, perfetto per voi».
 
[12/12/21]