Brulotti

Vino più forte, musica più folle

 

Apio Ludd
 
un manifesto
 
1
«Per lanciare un manifesto bisogna volere: A. B. & C.,
scagliare invettive contro 1, 2, 3…»
Tristan Tzara
 
Perché diavolo dovrei scrivere un manifesto?
Di certo non abbiamo bisogno di ulteriori dogmi fanatici che inseguono fischiando catechismi giù per i vicoli ciechi di qualche "ismo".
Quindi cosa potrebbe avermi spinto a sguinzagliare questa raffica di parole?
 
2
 
Voglio essere chiaro fin dall'inizio. Non sto parlando per conto di nessun "ismo", causa, partito o movimento.
Di certo non sto parlando per conto del movimento anarchico, perché:
Sono un anarchico e quindi mai parlerei per qualcuno al di fuori di me stesso;
Se vedessi un qualche movimento anarchico per cui valesse la pena parlare, non sprecherei il mio tempo in chiacchiere, mi unirei alle danze!
Sono un outsider in questo mondo e, quindi, anche in un "movimento" anarchico che sembra sfidare questo mondo sempre di meno ed imitarlo sempre di più.
 
3
 
Ho cominciato a danzare anni fa e sto ancora danzando. Ma i ballerini spontanei sono così pochi e così lontani che spesso ho la sensazione di danzare con me stesso.
Questo manifesto è la mano di un ballerino che si protende per trovare altri partner.
 
4
 
«Le loro vite sono come i loro lavori a maglia: introspettive, eppure senza senso;
meticolose, impegnative, ripetitive e pallide — colorate con la tinta più economica»
Rikki Ducornet
 
Parlando di dogmi fanatici e catechismi fischianti, non possiamo ignorare il puritanesimo che fece così tanto per introdurre i valori capitalisti in questo bel continente.
 
Puritanesimo: una ricerca di purezza basata sulla paura:
paura della passione,
paura del desiderio,
paura dei sogni,
paura dell'eccesso,
paura dell'altro, e dell'ignoto.
In breve, paura di tutti gli ingressi che permettono alla meraviglia poetica di irrompere nel mondo.
È la moralità piccolo-borghese par excellence: difendere la proprietà contro il furto, cioè contro tutti i desideri che non riconoscono alcun limite, alcun confine; difendere la "anima", lo spettro astratto dell'individuo, contro gli istinti del desiderio interiore che potrebbero altrimenti far esplodere le corazze e abbattere i muri, mettendo in pericolo l'identità.
È la base ideale per lo stato democratico. Reprimendo la passione, il desiderio e l'eccesso, esso sopprime ciò che è unico in ciascuno di noi, trasformandoci in cifre atomizzate da categorizzare e garantire con diritti appropriati.
Quindi, l'identità sostituisce la singolarità.
La produttività sostituisce la creatività.
Il consumo di merci sostituisce il desiderio.
La proprietà misurata sostituisce la passione senza ostacoli.
In questo mondo l'altro è sempre un genere — una razza, un sesso, una etnia — mai un individuo unico.
E l'ignoto è sempre un nemico da temere, evitare e, se possibile, distruggere.
 
5
 
«Eccesso, utopia, fantasia, furia, esagerazione: Queste svelano un'immagine contagiosa di un meraviglioso presente vivente su cui agire, anche se non ancora pienamente»
Philp Lamantia e Nancy Joyce Peters
 
La ribellione è quindi la sfida a tutti i limiti, il rifiuto di tutte le costrizioni.
Essa persegue l'eccesso di passioni e desideri, idee e sogni che rifiutano di essere ingabbiati.
Insiste per irrompere attraverso i muri al fine di sguinzagliare i lupi ululanti della meraviglia poetica contro i dogmi fanatici del puritanesimo moderno.
Abbracciando l'ignoto come un amante ardente, non si è mai al sicuro, mai liberi dal pericolo.
Come si potrebbe esserlo quando il suo scopo è proprio quello di portarci altrove?
 
6
 
Quando ho incontrato per la prima volta l'anarchia senza dio, alla fine degli anni 70, questo eccesso, questa illimitata esplorazione e sperimentazione dei più lontani regni di passioni ed idee, di desideri e sogni, era esattamente quello che mi attraeva.
Era una festa magnifica.
I suoi vini e le sue birre erano forti, inebrianti e pieni di sapore, allusioni a spezie, erbe e frutti dagli inesplorati regni dell'immaginazione poetica.
La sua musica fremeva di ritmi folli, di melodie ridenti e saltellanti, di cacofonie armoniche di gioia e rabbia.
Evocava una danza selvaggia, senza impacci, ed io mi lanciavo in essa con totale abbandono.
Talvolta, si poteva ancora immaginare che un intero mondo nuovo stesse sorgendo…
Naturalmente allora l'immaginazione era un ricco fiore erotico il cui piacevole nettare portava visioni del suo dolce frutto utopico…
Almeno così mi sembrava.
 
7
 
Ma il puritanesimo — mai veramente sconfitto — ha avuto una rinascita, costruendo nuovi muri e gabbie laddove erano crollati quelli vecchi:
paura del crimine,
paura delle droghe,
paura della malattia,
paura del terrorismo,
paura del disastro,
paura della povertà.
Un'infinita parata di minacce reali o immaginarie rafforza muri e corazze.
Ma si tratta solo di nuovi nomi per vecchie paure puritane:
paura del desiderio e della passione,
paura dei sogni e dell'eccesso,
paura dell'altro e dell'ignoto.
 
8
 
«I Preti del Corvo dell'alba, nel loro nero letale, 
non maledicano più con voce rauca i figli della gioia»
William Blake
 
E per tutto questo periodo c'erano sempre numerose sette pseudorivoluzionarie con i loro preti abbaianti fanatici dogmi, appelli per nuove forme di rinuncia, nuove frontiere, nuovi limiti, sforzandosi di incanalare la danza selvaggia della ribellione in marce rituali di militanza richiedenti corazze caratteriali e fortezze di ideologia.
A chi era privo della volontà di affrontare l'ignoto, queste sette fornivano l'illusione della ribellione all'interno della prigione della paura puritana e del sospetto…
 
9
 
«Miei cari rivoluzionari, le vostre idee sono ristrette 
come quelle di un bottegaio di Besançon»
Francis Picabia
 
Ma, e gli anarchici?
Non sono dei ribelli?
Non sono degli outsider?
Quando il mondo si ritira impaurito dal balzo rivoluzionario nell'ignoto, rinchiudendosi  nel proprio guscio e rifiutando di danzare, gli anarchici non lo seguono di certo.
Ma la paura costruisce corazze e gabbie, soffocando ogni movimento.
In simili prigioni, l'immaginazione avvizzisce come una prugna secca.
E negli anni recenti, il "movimento" anarchico è stato saziato di paura:
paura della repressione,
paura dell'isolamento,
paura della contaminazione,
paura del fallimento e della sconfitta.
Non è perciò sorprendente che negli ultimi anni una sorta di anarco-puritanesimo abbia sollevato la sua miserabile testa.
Dove una volta l'ardita esplorazione di idee si estendeva in tentativi teorici che aprivano nuovi territori alla poesia della rivolta, ora gli individui e i gruppi delimitano il loro territorio ideologico, trincerando le loro rigide posizioni dalla contaminazione mentre cercano fedeli seguaci per il loro credo corretto.
Dove una volta gli individui venivano incoraggiati ad infrangere le loro corazze e a liberare i loro desideri incatenati, ora le identità politiche esigono che essi si sottomettano alle "comunità" che definiscono le loro identità come vittime oppresse oppure che ammettano il proprio "privilegio" di gruppo.
Dove una volta gli individui si prendevano la propria libertà nei propri termini laddove era possibile, ora, anche all'interno della stessa "comunità" anarchica, essi domandano diritti e impongono obblighi.
Dove una volta la sperimentazione poetica e l'humour allargavano e arricchivano il linguaggio, ora la correttezza politica lo impoverisce, strappandogli ogni gioia, bellezza, intelligenza e desiderio, lasciando solo la rigidità del giudizio, della colpa e del sacrificio.
Persino le scelte personali vengono trasformate in identità morali (veganesimo, streight-edge), alture da cui guardare gli altri dall'alto in basso.
Ritirandosi come paguri in rigidi gusci ideologici, molti anarchici hanno sviluppato modi di pensare, agire e interagire miseri e miserabili.
Queste tendenze anarco-miserabiliste hanno diluito il vino della ribellione finché non è diventato poco più che acqua.
Hanno trattenuto la musica della meraviglia poetica finché tutto ciò che è rimasto è una banale marcia, seguibile solo per rituali di militanza e inni all'autorinuncia.
Non è perciò strano se pochi anarchici danzano ancora quel genere di danza vibrante, viva, che potrebbe abbattere un ordine sociale e creare un nuovo mondo libero.
È assai difficile danzare in una corazza!
 
10
 
«Ancora uno sforzo…»
Marchese de Sade
 
Gouvion Saint-Cyr ci dice che «al fine di essere forti al punto di attaccare, è quasi indispensabile essere deboli con quelli che si sta difendendo». Il puritanesimo in tutte le sue forme è una ideologia di difesa. Quindi, l'anarco-puritanesimo può solo essere nemico della rivolta anarchica, dell'insurrezione e della rivoluzione.
Di fronte all'attuale miseria di questa civiltà catastrofica, quelli fra noi che desiderano un'autentica trasformazione hanno bisogno di riprendere ancora una volta la danza della ribellione senza catene.
Ora più che mai, abbiamo bisogno di sfidare tutti i limiti e rifiutare tutte le costrizioni — prima di tutto quelli che abbiamo stabilito in noi stessi.
Desiderio e passione, sogni ed eccessi, sono i lieviti che fermentano i vini più forti e più saporiti.
E se l'immaginazione si è appassita, dobbiamo saturarla in questi vini, liberando l'ebbrezza poetica del meraviglioso.
Ma siamo chiari:
La vera poesia non controlla il suo linguaggio e non trattiene la sua lingua.
Schiaccia la correttezza politica assieme ad ogni altro genere di rettitudine con derisione libertina e vigoroso sarcasmo.
Lacera senza pietà la corazza dell'identità per rivelare il gioiello brillante dell'unico.
È una ladra, un'amante, una sognatrice…
Sì, in un mondo di miseria e disastri, la libertà e la gioia di vivere richiedono i vini e le birre più forti e la musica più folle.
L'ebbrezza dell'immaginazione poetica con le crescenti melodie e i ritmi indomiti della rivolta totale sono le basi per la danza selvaggia dell'insurrezione anarchica priva di catene.
Iniziamo questa danza.
Saltiamo nudi verso le stelle, mentre i nostri passi intrecciano robusti ed erotici disegni.
Talvolta, forse, cadremo all'inizio con la faccia nel fango. Ma se non temiamo per la nostra "purezza", salteremo di nuovo a dare l'assalto ai paradisi nella nostra danza di selvaggio abbandono.
Lasciamo la miseria ai dirigenti di questo mondo con i loro gretti regolamenti e le loro miserabili morali. Il nostro scopo è di distruggere questo mondo meschino e i suoi dirigenti in modo da poter riprenderci la gioiosa creazione delle nostre vite.
E se falliamo? Che importa? Afferrando le nostre vite qui ed ora, e danzando inebriati di gioia ribelle e di meraviglia poetica alla musica della libertà senza impacci e dell'eccesso del desiderio, saremo le persone più felici del nostro tempo.
 
Sto allungando la mano. Ora, chi verrà a danzare con me?