Brulotti

Il primo e l'ultimo

Carlo Michelstaedter

 

Non sei né il primo né l'ultimo a questo mondo – se vuoi vivere devi adattarti a godere di quello che trovi, che d'altronde non potresti cambiare – dice la folla.
Ma devo vivere così perché? per aspettarmi che cosa? per conservarmi a che cosa per cui io debba rinunciare a quello che voglio, sacrificare quello che per me sarebbe la vita?
No, il mondo è il mio mondo e nel mio mondo sono io il primo e l'ultimo – non trovo niente di fatto prima di me, non mi posso affidare che niente venga fatto dopo di me – ma devo prender su di me la responsabilità della mia vita come la devo vivere, che su altri non può ricadere; aver io stesso in me la sicurezza della mia vita che altri non mi può dare – creare io il mondo come io lo voglio, che prima di me non esiste: devo esser padrone e non schiavo nella mia casa. Aver fatto non mi giova ma fare, in qual modo lo faccio – poiché non c'è premio dagli altri, che non sono per me, né dalla cosa fatta che come è fatta così non è, ma per giungere a fare tutto in un punto: in questo vivendo in tutte le cose tutto me stesso, poiché io sono il primo e sono anche l'ultimo.
Cosa che mi possa far esser diverso da quello che sono non esiste, che mi potrebbe togliere di continuare in ciò e per ciò che non esiste, ma non potrebbe mai togliermi il mio mondo: che duri un anno o un secolo sarà sempre lo stesso.