Intempestivi

Incazzati neri

 

Martedì 13/12 a Firenze. Due uomini vengono uccisi, altri tre feriti gravemente. Sono tutti senegalesi. Sono venditori ambulanti. Sono poveri e stranieri. Per questo sono finiti nel mirino di un fanatico di destra, razzista come tutti i fascisti.

 

Politici e media hanno inutilmente cercato di presentare l’assassino come un pazzo che ha compiuto un gesto deplorevole e doloroso, da biasimare stringendosi assieme il tempo di un funerale. Il vanitoso e inconsistente Matteo Renzi ha proclamato il lutto cittadino, offrendosi  di rimpatriare le salme: allontanare i cadaveri in fretta, per meglio dimenticarli e poter tornare alla “normalità”. In una città ormai diventata uno shopping-museum aperto a tutte le banconote, senza distinzioni di valuta, bastano dieci minuti di serrata per esprimere il cordoglio bottegaio. 

Gli spari di Firenze seguono a poche ore di distanza il rogo di Torino, dove alcuni cittadini perbene hanno incendiato un campo rom, abitato da altri poveri, da altri stranieri. No, non si tratta di una coincidenza. Sono le conseguenze del veleno che da tempo ammorba l’aria che respiriamo.

Non era l’ex-ministro degli Interni a voler essere «molto cattivo» con gli immigrati clandestini? Al mercato di S. Lorenzo, oggi imbrattato di sangue, non spiccano diversi cartelli che mettono in guardia dagli ambulanti abusivi, quelli che si limitano a raccogliere qualche briciola di sopravvivenza? Non è iniziata proprio nella civile Firenze antifascista la crociata istituzionale contro lavavetri e mendicanti, condotta dal padrino dell’odierno sindaco-velina? E quanti stranieri poveri annegano nel tentativo di arrivare in Italia, o vi giungono solo per essere umiliati, sfruttati, rinchiusi nei Cie (istituiti dalla sinistra e riempiti dalla destra)? È la politica dei governi, di destra come di sinistra, sono le campagne securitarie dei giornalisti, è il consenso delle brave e timorate persone ad aver armato la mano del camerata di Casa Pound — manovalanza aizzata contro lo straniero venuto a turbare i nostri equilibri, indicato come responsabile del brusco risveglio che ci ha strappato al nostro imbambolamento quotidiano. Abbiamo scoperto di vivere una morte lenta, inseguendo una carriera che precede la pensione? Bruciamo gli zingari! Ci siamo accorti d’essere rimasti con le tasche vuote, privati della possibilità di consumare merci scadenti? Spariamo sui neri! In tempi di burrasca, come quelli che stiamo attraversando, bisogna fare di tutto per evitare il naufragio dei propri “privilegi”. 

E se a destra si incita alla guerra fra poveri, a sinistra si invita a rispettare la Costituzione democratica. Sono le due sole carte in mano allo Stato per scongiurare la guerra sociale. 

No, non è né il sordo rancore né la servile obbedienza che ci faranno uscire dalla miseria materiale ed emozionale in cui soffochiamo, ma solo una rivolta senza compromessi che ponga fine a questo mondo inquinato dal rispetto per l’autorità e dal culto per il denaro.

 

Nel 1886 Jay Gould, il padrone delle ferrovie statunitensi, affrontò un grande sciopero di ferrovieri che minacciava il suo impero licenziando tutti gli scioperanti. In quell’occasione disse: «Posso assumere metà dei lavoratori perché uccidano l’altra metà». È quello che è sempre accaduto nel corso della storia, e che accade ancora oggi.

 

Continueremo a farci comprare dai nostri padroni e a scannarci fra noi, oppure...?

 

[15/12/11]