Intempestivi

Gambe e memoria

 

«La memoria è un ingranaggio collettivo». Quante volte è stato ripetuto dopo i fatti di Genova 2001? La memoria come base di partenza, come punto di riferimento, come fonte di ispirazione, come suggerimento da raccogliere, come forza operativa. Perché «chi non ha memoria del passato, sarà costretto a riviverlo», perché «chi non ha memoria non ha futuro». E via sproloquiando.
Sproloquiando, sì, perché in realtà, al cospetto della memoria, la reazione più diffusa non è affatto quella del rispetto, dell'interesse e della curiosità. Piuttosto quella dell'archiviazione frettolosa, della sepoltura pomposa. Rendiamo omaggio alla memoria con la retorica più altisonante, ne invochiamo talvolta la sua necessità pratica, ma in cuor nostro pensiamo anche noi che un «sovrappiù di memoria può schiacciare il presente». Il passato non consiglia, appesantisce. Il ricordo non vivifica, angoscia. Ecco perché si teorizza la memoria, ma si pratica l'oblio. Per fare del movimento ci vogliono buone gambe spensierate, non brutti ricordi paralizzanti.
Undici anni dopo i fatti di Genova 2001 è giunta la sentenza definitiva contro una decina di compagni, per alcuni dei quali si sono aperte le porte della prigione. La notizia, pur attesa e scontata, ha indignato molti animi. Contro questa condanna hanno tuonato anche quelli che, all'epoca, erano pronti a consegnare i manifestanti più irruenti alla polizia. Quelli che oggi sbandierano l'icona di Carlo Giuliani, quando all'epoca sputavano sul suo cadavere ancora caldo. Quelli che oggi chiamano "compagni" con cui solidarizzare coloro che allora bollavano come "infiltrati" da epurare. Nauseabonda ipocrisia.
Sì, è vero. Ma adesso, siamo sinceri: in cosa siamo diversi? Se costoro hanno la memoria corta, è perché vogliono avere gambe veloci al fine di scattare in prima fila. È una ambizione solo loro, o è la stessa avvertita un po' da tutti in questi momenti di fermento sociale? È inutile prendersela perché i Casarini, Agnoletto & C. fingono di aver dimenticato quanto avvenuto in quei giorni. Non sono i soli ad averlo fatto in senso contrario, ad aver comunque seppellito la memoria. Troppo faticoso il suo esercizio, troppo "isolante" il suo risultato.
Così, come per incanto, dopo undici anni non esistono più né "provocatori violenti" né "delatori infami". Corri, compagno, corri...
 
[26/7/12]