Papiri

Nell'era telematica, la carta stampata assomiglia ad un'anticaglia. Per chi preferisce la vivacità delle strade alla contemplazione nei musei, qui si possono trovare volantini, manifesti, adesivi, giornali e tomi, già impaginati, pronti per essere saccheggiati, scaricati, riprodotti e diffusi.

Manifesto Amburgo

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Manifesto solidarietà Amburgo

Avviso di tempesta

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Avviso di tempesta (speciale Cile)

 
L’ampiezza della rivolta in Cile non è legata a questo o a quell’altro giro di vite, a questo o a quell’altro gruppo, ma a qualcosa di ben più profondo: la sete di libertà.
Una libertà condivisa che potrà passare solo sul cadavere del dominio — dalle chiese ai partiti, dall’economia alla politica, passando per il patriarcato — per liberarsi delle catene dell’esistente.
Una libertà contagiosa che può avanzare solo distruggendo tutto ciò che costituisce la miseria della nostra vita, attraverso un negativo da cui possa sorgere qualcosa di totalmente differente.
E, certo, senza pietà e senza alcun riguardo per l’attuale ordine che ci schiaccia. 
 
[traduzione di Avis de tempêtes n. 23bis, 28/11/19]

Sterpaglia

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Sterpaglia

Per una sfida senza ricorso
 
La preminenza del «distanziamento sociale» nella discussione odierna, sia questa in forma mediatica, scientifica o informale, non potrebbe essere tale senza l’apparato tecnologico di cui oggi disponiamo. Si è quasi tentati di pensare che fuori da questa contingenza, da questo reticolato di infrastrutture molecolari e terminali digitali, ci saremmo forse accontentati del concetto di accortezza – non troppo dissimile dalla cautela che si è soliti adottare quando ci rapportiamo con persone che non sono in salute. Ma sappiamo che non è così, che nel passato le malattie virali sono sempre state accompagnate da specifiche ordinanze di potere: divieto di uscire in determinati orari, divieto di varcare determinati confini, prescrizioni sui comportamenti domestici, sulla dieta, sugli incontri e via dicendo.
Quello che probabilmente non si sarebbe potuto verificare è l’accreditamento dell’idea che si possa vivere bene anche così: confinati geograficamente, recisi da alcuni legami, dipendenti in tutto e per tutto (dal bisogno più materiale alla velleità più immateriale) dalle autorità e dal mercato. Un’estensione smisurata dell’accettazione positiva dell’oppressione impensabile al di fuori dell’attuale industria tecnologica, la quale dietro l’incanto di un sorriso scambiato tra amiche in webcam organizza l’assalto alla possibilità di sorridere gratuitamente alla vita.
Che la libertà risulti inconciliabile tanto con l’invasione dei nuovi dispositivi tecnologici quanto con l’ambiente economico che li rende possibili non può però diventare l’espediente per dimenticarsi che il corpo, l’affetto e l’amore non sono state libere configurazioni del desiderio anche quando per godere del sorriso di un’amica lontana non restava altro che incamminarsi lungo territori inospitali. Saffo canta i dolori del mondo in un tempo in cui il grado di tecnologia disponibile non era nient’altro che la disposizione arbitraria del corpo umano; mentre Artaud è proprio contro l’anatomia del corpo,contro la dislocazione degli organi incastonati al suo interno, che non smetterà di lottare.
La realtà non ci sta dinanzi per essere sacrificata in nome della tecnica o sacralizzata in nome della natura, essa ci circonda come una sfida, la cui scommessa non risiede nel vincerla o nell’essere vinti da essa, ma nel piacere di non darla vinta a nessuno.

Firmamento

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Occupiamo il Firmamento

Fissate le luci...

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Fissate le luci... a Lecce

Viviamo in un mondo di schermi. L’adulto medio trascorre la maggior parte delle sue ore di veglia davanti allo schermo di un dispositivo. Siamo abbacinati, siamo letteralmente dipendenti da Facebook, Google, Instagram, Twitter…
Come siamo arrivati a questo punto?
Chi ne trae beneficio? Qual è il loro impatto sugli esseri umani e sulla società nel suo insieme? Cosa succederebbe se l’intera esistenza umana venisse ridotta alla portata di un clic? Ed è davvero questo che vogliamo?
Fissate le luci, miei cari! — documentario indipendente realizzato senza fini di lucro — solleva tali interrogativi nel tentativo di tornare al mondo fisico reale, di formare una visione critica dell’odierna pervasività tecnologica guidata dall’interesse economico di poche compagnie e dalla ragione di ogni Stato. Affrontando temi come la dipendenza, la «privacy», la sorveglianza, la manipolazione delle informazioni, la modificazione del comportamento ed il controllo sociale, ci pone tutti davanti ad una domanda semplice quanto immediata: mentre il mondo è in fiamme, mentre ciò che resta dell’universo sensibile sta scomparendo, distrutto da un algoritmo, noi dove siamo?
 
Il Cigno Nero e la Biblioteca Anarchica Disordine 
organizzano una proiezione del documentario
Giovedì 25 luglio 2019 h.20,30 
a Lecce nella piazzetta delle Giravolte
 

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